Con questa recensione inizio ufficialmente la mia campagna contro il depressive black, genere spacciato per novità da quattro scribacchini ignoranti nonostante sia, a mio avviso, solamente l'ennesimo trend-minestra riscaldata che, riprendendo i prodromi di qualche band semisconosciuta e più o meno avanguardista del passato, ha ottenuto una visibilità mediatica relativamente considerevole grazie all'appoggio di recensori disgraziati e a dir poco non oculati, per non scadere nell'offensivo, che sarebbe pure lecito.

Come primo caso analizziamo l'EP degli Strid, three-piece norvegese dalla discografia tutt'altro che cospicua (con questo monicker hanno praticamente pubblicato tre demo, tre canzoni inedite in tutto), attualmente sciolta da un bel po'e con uno dei membri morto suicida (VIVA IL NOKIA HELL!). La proposta dello sciagurato trio è abbastanza originale, siamo infatti in un periodo, tra il '90 e il '95, in cui il black metal ha ripetutamente toccato l'apice della sua creatività, prima che si riducesse ad uno squallido passatempo per giovinotti annoiati e reietti dalla società che si proclamano misantropi e adorano demoni dai nomi altisonanti per colmare le evidenti lacune causate da qualche carenza d'affetto o dal troppo tempo speso in vigorose masturbazioni perpetrate osservando con occhi luciferini la foto della troietta della classe sul cellulare.

La prima traccia, "End of Life", è abbastanza canonica : black metal non velocissimo, con parti in mid-tempo e in doppia cassa che si alternano a supportare riff molto toccanti che un po' mi hanno ricordato i Dimmu Borgir di "For All Tid", unendo l'andamento malinconico di certo folk nordico a parti più misticheggianti, dove la voce fa capolino abbastanza sporadicamente con il suo tono quasi spossato completando un affresco paesaggistico molto evocativo se ci si presta la dovuta attenzione. Al minuto 04:44 la pietra dello scandalo: esce allo scoperto un riff che il ben più noto Kanwulf del teutonici Nargaroth ha letteralmente plagiato in "Black Metal Ist Krieg", nel finale della title-track quando comincia la parte in doppio pedale; a mio avviso non è certo il primo furto perpetrato dall'act tedesco (il succitato album ne é pieno zeppo), ma qui va fatto un discorso cioè che, come chi crede in Dio chiude gli occhi davanti a certe malefatte dei suoi discepoli nel corso della storia, chi crede in Nargaroth sicuramente passerà sempre sopra a queste mie infondate (?!) supposizioni. Nella seconda traccia, "Det Hviskes Blant Sorte Vinder", la band fa finalmente uscire la sua personalità, orchestrando per sei minuti una specie di avventura lisergica e onirica in una dimensione molto rilassante e panistica, con le tastiere che ordiscono trame delicate e sognanti alle quali si pongono in contrasto le vocals, in questo caso quasi recitate, facendo quasi da cicerone in questo viaggio arcano. Se in questa canzone aleggia il fantasma di Xasthur (per quanto riguarda la parte strumentale) e soprattutto degli Shining, nella terza e ultima traccia, "Nattevandring", il paragone con lo squadrone suicida svedese capitanato dalla puttana di nome Kvaforth é palese da far schifo, la verosimiglianza con il loro secondo capitolo fa venir voglia di aprire una filiale di Emergency a casa propria (chi conosce la propaganda misantropica e pro-suicidio del combo di Stoccolma capirà l'umorismo, anche se come battuta fanno più ridere le barzellette ebree). Sotto il profilo qualitativo è forse la summa delle altre due tracce, anche se stilisticamente ricalca senz'ombra di dubbio la seconda: le tastiere, in questo caso, si fanno però molto più angoscianti nel loro seppur quasi benevolo incedere, e dalle loro note sembra scaturire una voragine emozionale che ti risucchia in modo ipnotico e subliminale, interrompendo questo strano senso di rapimento mentale con un outro rumoristico che ti riporta, stavolta in modo quasi indiscreto, alla realtà.

Specifico, in conclusione, che questo bootleg in mio possesso è una raccolta non ufficiale dei demo della band, questo spiega la netta divisione stilistica tra la canzone d'apertura, che fa storia a sé, e le altre due, sicuramente accostabili con più facilità. Con questo pongo fine ad un'altra avventura nel mirabolante universo del metallo nero, vi amo tutti, siete stati fantastici!

Giornalista: "La maggioranza dei cosìddetti 'true blackster' vi ritiene poco più che una joke band, una pantomima, quando non addirittura un insulto al vero spirito black metal, cosa pensi a riguardo?" Porz, cantante dei Malnàtt: "Penso che siano dei coglioni che non capiscono un c***o né dell'originario spirito black metal né di Malnàtt, e probabilmente della vita in generale. Inoltre penso abbiano ragione."

KEEP THE BLACK FLAME ALIVE!

Elenco tracce e video

01   Det hviskes blant sorte vinder (06:32)

02   Nattevandring (08:02)

03   End of Life (11:09)

04   Intro (04:23)

05   666 Hear My Call (04:17)

06   Death Warrior (04:45)

07   Sense of Doom (03:18)

08   The Smell of Death (06:27)

09   Abyss (intro) (03:05)

10   The Fog Drifts Over the Evil Ground (03:11)

11   Soon You Will Die (02:32)

12   The Black Castle (03:18)

13   666 Hear My Call (04:37)

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Altre recensioni

Di  deathinaugust

 Gli Strid sono VERAMENTE un "pezzo di storia", una "Cult Band", una "meteora" nel panorama anni '90.

 In tre canzoni riescono a inventare un genere quasi dal nulla, dettandone le regole, gettando qualcosa in più che le semplici fondamenta di un nuovo modo di concepire il Black Metal.