Non sento di essere presuntuoso nell'affermare di essere probabilmente il più grande estimatore dei Subsignal in Italia. Eh certo! Perché mentre questi nella loro Germania ottengono abbastanza consensi qui in Italia, dove il prog solitamente attecchisce molto, se li cagano decisamente in pochi e non c'è da sorprendersi se nella data bolognese di qualche anno fa (quando la band aveva all'attivo soltanto un album) erano presenti soltanto 8 (dicasi OTTO) persone! E comunque finora sono l'unico su questo sito ad averli definiti e recensiti!
Io mi sono interessato a loro fin dagli inizi, quando il vocalist Arno Menses e il chitarrista Markus Steffen formarono questa nuova band dopo i dissidi con i fratelli Holzwarth che portò allo scioglimento dei Sieges Even, band sempre piuttosto sottovalutata ma già considerata più importante in quanto inserita fra i precursori del progressive metal. Poiché amante delle incredibili melodie degli ultimi due dischi dello storico gruppo mi sono lanciato subito a scoprire questa nuova band contando su quella che per me è una delle migliori accoppiate chitarra-voce che abbia mai sentito. Li ho apprezzati fin da subito arrivandoli a considerare la band che rappresenta il futuro del prog melodico!
Soddisfattissimo, come era inevitabile che fosse, dei primi due album attendevo questo terzo lavoro con ansia ma allo stesso tempo sicuro che si sarebbe trattato di un ottimo disco, proprio in virtù della loro incredibile potenza melodica (permettetemi l'ossimoro). La risposta è che i Subsignal non tradiscono le aspettative e con "Paraiso" continuano a brillare soprattutto in melodia.
Se il disco precedente segnava una svolta verso un sound più ricco di elementi metal qui invece si torna indietro per concentrarsi più che mai sulla melodia. Massimo potere quindi alle profonde linee melodiche di chitarra e alla voce sempre intensa di Menses, ma le sterzate più heavy non mancano. Quello che invece delude un po' è il fatto che in questo disco si osa di meno rispetto ai primi due album. L'impressione è che nei precedenti album le tastiere erano spesso protagoniste di soluzioni geniali che rinfrescavano seriamente la scena prog del momento mentre invece qui la cosa avviene meno spesso. Suoni interessanti li possiamo trovare essenzialmente nella potente title-track o nella splendida "The Stillness Beneath The Snow", che rappresenta anche uno dei picchi melodici del disco. Per il resto le tastiere svolgono semplicemente un importante quanto pregevole lavoro di accompagnamento: con quei delicati passaggi di piano, quegli eleganti tappeti e quegli inserti d'archi costituiscono un valido supporto alla chitarra di Steffen.
Il brano più vario nelle influenze e che quindi si presenta più interessante è però "A New Reliance", che propone chitarre moderatamente dure, melodie come al solito brillanti, interessanti inserti di synth e addirittura inserti reggae e una sezione con influenze caraibiche/cubane che spiazza sicuramente l'ascoltatore. Da menzionare sono anche le incursioni di chitarra in stile flamenco che Steffen sporadicamente inserisce nei brani, cosa che faceva già nei Sieges Even. Non a caso dopo il suo primo split dai Sieges Even scrisse una guida alla chitarra classica.
Invece dal punto di vista strettamente melodico le tracce meglio impostate - oltre alla già citata "The Stillness Beneath The Snow" - sono "A Heartbeat Away", "A Long Way Since The Earth Crashed" e la fredda e sublime "The Blueprint of a Winter" con ospite la bella cantante messicana Marcela Bovio - nota per la sua partecipazione in "The Human Equation" degli Ayreon - che con la sua voce delicata ed acuta offre un essenziale apporto emozionale a quella che si rivela una colonna sonora adattissima alle fredde e limpide giornate di sole invernali.
Quindi abbiamo di fronte un disco dalle melodie davvero impeccabili, inferiore ai primi due album a livello di idee e spunti interessanti e in ogni caso consigliatissimo a chi ama il lato essenzialmente melodico e meno tecnico del prog. Fra i dischi che mi verranno in mente ripensando al 2013... "Paraiso" c'è!
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