A volte la musica può far male. A volte la musica può ferirti, pugnalarti e distruggerti. Per questo motivo amo così tanto la musica. Mi tira fuori sentimenti reconditi, nascosti. Mi sbatte in faccia la realtà, mi lascia abbandonato in un mare di sensazioni e mi rende più forte.

I Suis La Lune arrivano nelle mie orecchie in una giornata estiva piovosa e grigia. Da tanto ne sentivo parlare, da tanto volevo dar loro una possibilità. Steso sul letto, annoiato e un po' malinconico, mi ascolto Riala, il loro disco del 2012 targato Topshelf Records (una garanzia). Un muro di screamo e post-rock mi affondano e mi lasciano senza respiro. Suoni che fondono violenza e dolcezza, lacrime e sorrisi, buio pesto e colori. Come nella splendida "Cornea", uno dei pezzi più veloci e aggressivi dell'album. Un buio fitto e spesso, reso ancor più cupo dalla voce urlata che si rompe e si schianta nel petto. Impossibile non restare di sasso di fronte alla furia del brano, ispirato dai maestri del passato (La Quiete e Envy su tutti) e rafforzato dai suoni delle band contemporanee (Loma Prieta e La Dispute). Maestosa e sanguinosa, è l'apertura perfetta per un disco perfetto.

"Stop Motion" suona più hardcore, si apre alla melodia lasciando che l'anima possa prendere un attimo di respiro. Un respiro che odora di terra bagnata, di pioggia, di foglie secce. "Wishes & Hopes" è dannatamente triste, e ogni doloroso ricordo del passato riemerge da quell'angolo di memoria che non credevo avrei riaperto così presto. Fa male, ma è un dolore alleviato dalla musica degli Suis La Lune, ammorbidita all'improvviso dal piano e da una sorprendente tromba suonata con la sordina.

Fuori la pioggia bagna l'erba appena tagliata in giardino. Sento dei bambini in lontananza giocare a pallone sotto l'acqua, e io, sbattuto a terra dall'incredibile e tagliente melodia di "In Confidence" mi lascio trasportare dalla musica, lascio le mie membra e la mia mente affidate alle chitarre e alla voce graffiante che riempiono la mia stanza di sofferenza e magia. Braccia e gambe lunghe distese, inerme, incapace di muovermi. Ipnotizzato dalla bellezza sconvolgente di "Riala", breve brano strumentale (dal sapore dolce/amaro dei This Will Destroy You) che mette da parte lo screamo e lascia che sia il post-rock ad accarezzarti il viso e stringerti la mano infreddolita.

Una perfetta intimità, quella con il disco della band svedese, denso di tutto ciò che amo nella musica di questi ultimi anni. Una perfezione che si condensa nella sublime traccia finale, "One And All, Every Breath". Sette minuti in cui sgorga ogni più piccola particella della grandiosità di questo album. Cuore, anima e suono si abbracciano insieme e ti fanno star bene con te stesso e con il mondo tutto intorno. Hardcore, screamo e post-rock si abbracciano insieme e creano qualcosa di straordinario. Un delirio di emozioni che bruciano dentro, ti scaldano, ti fanno piangere e sorridere, ti fanno gridare e poi rimanere in silenzio, da solo ad ascoltare uno dei brani più complessi e completi che questa band abbia mai fatto.

La pioggia smette, si apre uno squarcio di cielo azzurro. Sento ancora i bambini giocare, vedo la luce entrare prepotente dalla finestra. E tutto finisce com'era cominciato. Nella mia stanza tutto tace ora e io, sorpreso, emozionato per la bellezza devastante di questo album degli Suis La Lune accenno un sorriso di appagamento e soddisfazione. Riala è un capolavoro della nostra epoca, un gioiello screamo che stupisce e stravolge. Un raggio di sole che si fa spazio nelle dense nubi di un temporale estivo.

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