Per un momento pensavo di non aver capito nulla del nuovo disco dei Sumac dopo aver letto alcune recensioni in rete. Recensioni che ritengono May You Be Held il lavoro più accessibile della creatura plasmata e nata dalla contorta mente di Aaron Turner. Non la penso così perchè mi sono bastati un paio di attenti ascolti, rigorosamente al buio con le cuffie ed a volume inaudito, per ritenere l'album il percorso più ostico, pericoloso, oscuro mai messo in piedi dal trio americano-canadese. Mi fido di me stesso e di nessun altro; il mio istinto rimane una certezza quando devo giudicare. Potrei essere anche l'unico che la pensa così...ma non mi importa. Nei cinque brani, un paio di durata e pesantezza ciclopica, si respira un'aria densa, malsana, asfissiante. Sessanta minuti senza neppure un secondo di accessibilità; Aaron, Brian e Nick sono tremendamente concentrati a fornire l'ennesima prestazione monolitica, pestilenziale, di barbaro e cieco furore. Assalti apocalittici guidati dalla voce strozzata, disumana dell'ex leader degli ISIS. Sludge post atomico di diabolica pesantezza; colate laviche di pece infuocata. Passaggi di dolorosa lentezza vengono immessi nel melmoso e glaciale percorso uditivo. Il tutto registrato in tre anni ed in tre studi differenti; con l'aiuto del fidatissimo Kurt Ballou nel mixaggio finale. L'unico barlume di luce in questo viaggio verso l'oscuro ed infinito ignoto è la copertina dell'opera...ma non ne sono nemmeno io troppo convinto. Vi invito all'ascolto di "Consumed": non credo che molti riusciranno ad arrivare al termine dei diciassette minuti...ho faticato anch'io nonostante mi trovi del tutto a mio agio in questo convulso marasma (non)uditivo...saturazione totale, ribollente, ciclica, immonda...THE IRON CHAIR...

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