Le gengive nere non vi traggano in inganno, questa è una dentatura perfetta. Possiamo immaginare un fisico scattante, asciutto, nervoso, tonico, integro.

"Sii forte. Sii duro. Resisti alle tentazioni. Chiudi il pugno. Resisti. Fletti i muscoli .Guarda dritto davanti a te". Anche sul primo 12" EP a nome Circus Mort un uomo nudo in posa plastica con la mano che preme sui genitali, sul retro il futuro cigno Michael Gira, viso androgino con frangetta hitleriana insieme ai gemelli monozigoti Braun - tastiere e basso - presagio di esperimenti genetici indicibili. Non c'è ironia in tutto questo, una verità nuda e cruda che non lascia scampo. Nella New York dei primi anni '80 forse tutto era permesso, fosse accaduto in Inghilterra, gli Swans sarebbero stati crocifissi, al centro, con a lato i due ladroni Death In June e Joy Division peccatori marchiati a fuoco per i loro velati accenni nazistoidi. Se però per i JD si trattava di un'attrazione estetica, culturale, un'apologia all'acqua di rose dettata forse dalle annoiate letture di un irrequieto Ian Curtis fra una pausa e l'altra del suo impiego piccolo-borghese, per Gira non è stato così.

Le note biografiche parlano di un'infanzia terribile, ai limiti della sopravvivenza, che l'hanno costretto a crearsi una corazza difensiva impenetrabile, una discesa negli abissi per ancorarsi a qualcosa di fermo ed incorruttibile, per avere poi la forza di risalire lentamente a respirare. Il primo periodo degli Swans è inevitabilmente marchiato dalla violenza: i testi sono fucilate, imperativi categorici sputati come fossero le tavole della legge. La musica è l'equivalente di un mezzo cingolato senza freni, di un impianto siderurgico che lavora giorno e notte senza mai fermarsi. In "Stay Here" Il basso pompa impietoso, la chitarra emette lapilli incandescenti, la voce ordina i tempi -Flex your muscles- un meccanismo ben oliato ed inarrestabile che rallenta vischiosamnete sempre più fino ad arrestarsi con clangori metallici e growl ante-litteram; in" Blackout" stridori chitarristici, la voce un rantolo di sofferenza, la batteria frusta su laminati ferrosi, in presa diretta da un'acciaieria. Con "Power for Power" si intravede qualcosa di umano, una chitarra misericordiosa e caritatevole si insinua nell'ineluttabile meccanismo.

Musica industriale quindi, ma che non è frutto di esperienze dettate dalla presa di coscienza di un mondo che sta invecchiando (Pere Ubu e Cabaret Voltaire) e nemmeno da un ampio disegno volto a smascherare le aberrazioni e i controsensi della civiltà moderna (Throbbing Gristle), bensì l'unica musica possibile e concepibile in quel determinato momento. Musica personale che scaturisce dalle viscere di un uomo che ha quasi perso ogni speranza nel futuro. Non ci è concesso ascoltare questa musica rimanendo noi stessi. Gira ci obbliga ad immergerci nel suo mondo: solo così possiamo salvarci.

Gli Swans hanno lanciato il sasso senza nascondere la mano. E finora nessuno l'ha raccolto.

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