Due brani, poco più di sei minuti. Eppure un lasso così breve contiene più di interi dischi se non integerrime inutili discografie.

Della folta schiera di prime-movers del cosiddetto Seattle-sound il mastodontico Tad Doyle e i suoi burberi boscaioli mi sono sembrati tra gli esponenti più sinceri e credibili; Tad era esattamente come il poderoso miasma che vien fuori dagli speakers: rozzo, sguiaiato, un bifolco senza ritegno.

Curioso che questo apparentemente trascurabile frammento uscito per AmpRep - sempre sia lodata - sia il penultimo tassello di una carriera poco più che decennale oramai giunta al capezzale e rappresenti al meglio il loro obeso, bruto, scardinante grunge rock.

Si, anche da queste parti si sono viste le famigerate camicie in flanella: per fortuna in questo caso chi la indossava era uno sgraziato bisonte di 150 chili con la sega circolare in mano che la seggiola dell’unplugged l’avrebbe schiantata al primo tentativo di poggiarci il deretano.

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