Il 2008 ci ha regalato un disco nato per festeggiare la quarantennale carriera di uno dei migliori bluesmen di sempre, senza ombra di dubbio il piu' aperto alle contaminazioni.

TAJ MAHAL classe 1942 intitola il suo disco un po' pretenziosamente "Maestro", ma mai titolo e' piu' azzeccato per un lavoro di un personaggio che nella sua carriera iniziata nel lontano 1968, è stato in grado di aprire nuove porte al blues contaminandolo con il rock, il country, il reggae, il funk e la musica caraibica anticipando la world music futura. Taj Mahal è un musicista a tutto tondo, musicologo e studioso della musica, sempre aperto a nuove avventure in campo musicale e curioso di collaborazioni con musicisti sempre diversi.

Questo lavoro si avvale infatti di numerose collaborazioni che portano il disco ad essere una sorta di greatest hits della carriera del nostro, costruito pero' con canzoni nuove che vanno ad esplorare un po' tutti i generi musicali affrontati in carriera.

Succede così che, accanto al blues con fiati, dell'iniziale Scratch my back di James Moore suonato con la Phantom blues Band, ci siano episodi reggae come Never let you go suonata con i Los Lobos al gran completo e il roots reggae di Black man,brown man cantato in coppia con il figliol prodigo Ziggy Marley.

Il disco e' quindi vario e si discosta dall'etichetta blues che potrebbe non rendere bene l'idea di cos'è questo lavoro rimanendo comunque il comune denominatore delle canzoni. Soprattutto la seconda parte del disco piazza alcuni blues ruvidi e pesantucci come TV Mama ancora con i Los Lobos o come la successiva I Can make you happy in cui suona la New Orleans Social Club che ricompare anche nella splendida cover di Fats Domino Hello Josephine.

Particolare è poi Zanzibar, canzone scritta e cantata con Angelique Kidjo che ci proietta direttamente nelle praterie infuocate del continente africano con i suoi cori primordiali.

Vorrei ancora menzionare la presenza di Ben Harper che interpreta insieme a Taj Mahal una sua composizione che vira al funk: Dust me down.

12 canzoni per quasi un'ora di spassoso viaggio musicale alla scoperta di un musicista mai troppo osannato e spesso dimenticato ma che ha sempre lavorato nel sottobosco senza mai accontentarsi ma cercando sempre nuove frontiere da sperimentare. Riscoprire i suoi vecchi dischi, a questo punto e' doveroso e sicuramente sara' piacevole. Grazie Maestro

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