I Talk Talk molto spesso vengono ricordati per i loro successi di synth-pop inseriti nelle varie raccolte-revival degli '80, in particolare per le storiche "It's My Life" e "Such A Shame", che segnarono comunque la stagione new romantic ma che sono poca roba paragonate ai tesori meno conosciuti della loro successiva discografia.

Questo "Spirit Of Eden" risale al 1988 e segna una netta svolta nel loro sound. La loro musica adesso suona come un quadro di Salvador Dalì, gli strumenti tessono trame rallentate che si liquefanno nell'aria, i suoni sembrano voler costringere la lancetta dei secondi ad affannarsi di meno, per redimere l'animo impaziente del nostro tempo.

L'iniziale "The Rainbow" mostra subito il suo bisbiglio da natura morta, con gli strumenti timidi e sommessi che invece di rincorrersi giocano a sfiorarsi senza mai prendersi, accarezzati dalla voce vellutata e suadente di Mark Hollis, che sembra davvero aver trovato la sua naturale collocazione.
Lo stesso incanto si ripete nella successiva "Eden", formatasi dalle ceneri della canzone precedente, trasporta l'ascoltatore nel medesimo stato di trance. Questa volta siamo più vicini alla classica forma canzone, con un "ritornello" che pare un'esplosione col silenziatore, tanto è ovattato e onirico... tutto poi implode naturalmente, scomparendo con la stessa grazia con la quale si era presentato.
Se "Desire" mantiene una struttura analoga, "Inheritance" rivela una più stretta parentela col jazz, con la sua batteria spazzolata ed un tono free-form ancor più accentuato.
Ma i Talk Talk sanno proporci anche temi dolcissimi come quelli che ritroviamo in "I Believe In You", nenia di paradisiaca bellezza. Chiude il disco "Wealth", il brano più timido del lotto, e quindi il più adatto a far scivolare l'esperienza d'ascolto di questo capolavoro dove riposano i ricordi e le evocazioni, pronti a muovere le tue dita per riporre di nuovo chissà quante altre volte il cd nel tuo lettore.

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