Non so a voi, ma a me gli anni di merda coincidono sempre con un sacco di musica ascoltata.
Sarà che ci si consola... sarà che il contrasto si nota di più.
Ultimi della lista di quest'anno, i Tamaryn. Arrivati con le foglie d'acero rosse, gialle, marroni. Sono in due, lui, il produttore multi-strumentalista Rex John Shelverton e lei, Tamaryn, la cantante.
Non so com'è... ma ultimamente "due" mi sembra un numero perfetto. Lei canta, sussurra, sospira. Ed è bellissima.
Lui fa tutto il resto. Il lavoro sporco. Probabilmente chiuso nella sua cameretta, e marchingegni vari.
Mettiamo subito in chiaro: shoegaze. All'ennesima potenza. Asciutto, per niente segaiolo. Tanto Bloody (no Mary relationship). Lei arriva dalla Nuova Zelanda, lui è di San Francisco. Il disco è prodotto dalla Mexican Summer.
A questo punto lo sentite anche voi l'odore di sabbia e deserto? Sole e vento?
Tanto spazio in questo album, tanto respiro, ahhh ne avevo bisogno. Quel tocco di dark-psicadelia che ci sta, semplice, spontaneo, immediato. Il tipo è un grande, non ci sono palle.
E lei dolce e fluida come sciroppo. D'acero.
Un senso di perduto e di già sentito, come no! Tuttavia ancora qui, sempre da afferrare.
Anche se è un anno così, tanta musica.
E quel sentimento di… domani chissà.
Intanto oggi, adesso, ora... una tisana al Tamaryn?
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