Come poteva emergere questa perla mentre attorno succede di tutto e di più?
La Harvest pubblica questo LP, concepito da Jef Daw e James Langston, entrambi chitarra, voce e flauto, nel 1969, anno in cui eravamo tutti concentrati su altri eventi.
A esigere la nostra attenzione, tra le altre cose, i Beatles, che suonano assieme per l'ultima volta sul tetto della Apple; i Rolling Stones, che, per tutta risposta, suonano gratis davanti a mezzo milione di giovani ad Hyde Park in memoria di Brian Jones; Neil Armstrong, che cammina sul suolo lunare (ne ricordate il risvolto "mediatico" con la diretta RAI?); nel mese di agosto si tiene il festival di Woodstock e, contemporaneamente, ma - dico - proprio negli stessi giorni, Miles Davis entra in sala di registrazione, attacca la spina ed inventava quel capolavoro che è Bitches Brew; esce nei negozi di dischi "In The Court Of The Crimson King", ad Altamont; durante il tristemente famoso concerto dei Rolling Stones il servizio d'ordine uccide un ragazzo nero; ed ancora Jan Palach, "...Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava all'orizzonte del cielo di Praga".
Che cosa ci siamo persi? Un capolavoro!
Ci troviamo di fronte ad un caleidoscopio di immagini e suoni: la base è prevalentemente acustica ed il genere è un convincente rock progressivo. Il gruppo è formato da Jeff Daw e James Langston, entrambi alla chitarra, flauto e voce, e da Nigel Philips alle tastiere, voce e percussioni; a loro si aggiungono per le registrazioni Dave Clempson, che sarà poi con Bakerloo e Colosseum, Bob Lamb e Gus Dudgeon alle percussioni. Il titolo e la copertina già ci mettono in guardia su quello che andremo a sentire, preannunciano bizzarrie provocatorie e fantasie musicali che vanno oltre ogni barriera.
Il disco, nella sua completezza, è una splendida coperta patchwork che raccoglie e custodisce sotto di sé momenti che toccano il folk, il blues ed il rock; qua e là fanno capolino lampi di luminosissima luce classica, proiezioni colorate progressive, flash di improvvisazione e rumorismo, il tutto amalgamato in modo intelligente e convincente tanto da creare ambrosia da bere tutta d'un fiato e che non plachi mai la sete!
Per concludere, la voglio sparare grossa. Pensate a quanto si saranno sicuramente divertiti i Talking Heads a creare quel bel mosaico che è "Little Creature": credo che lo stesso umore girasse sedici anni prima, quando i Nostri incidevano questa bella arlecchinata.
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