C’è gente per cui il rock’n’roll è una ragione di vita: sveglia presto la mattina col rock’n’roll in testa; otto ore di lavoro col rock’n’roll in testa; la famiglia e lo svago sempre col rock’n’roll in testa; poi magari ci si ritrova con niente in mano ma il rock’n’roll in testa quello c’è sempre.

Inevitabile che questa gente prima o poi finisca per incontrarsi e sfogare il rock’n’roll mettendo in piedi un gruppo senza chissà quali pretese.

A vent’anni si è appena chiuso collo studio ed il lavoro, a cercarlo, fa girare a vuoto qualche mese: non studi, non lavori, non guardi la tv, non vai al cinema né fai sport. Se non sei morto ed ancora non lo sai, devi per forza essere parte di un gruppo rock’n’roll.

Sovente quel gruppo non dura e, dopo che ci è sfogati per bene, le ciabatte prendono il posto degli anfibi: il lavoro arriva e va bene uguale anche se non è quello dei sogni, si mette su famiglia, e la famiglia mette in secondo piano il gruppo. Così il rock’n’roll in testa rimane sempre ma si sfoga in altro modo.

Succede anche che quel gruppo duri, convivendo colla famiglia ed il lavoro.

Ma quanto può durare?

I Temporal Sluts durano da vent’anni; e durare vent’anni lungo quel ramo del lago di Como non è la stessa cosa di durare vent’anni in una delle tante mecche del rock sparse per il mondo. Allora ti fai chiamare Rob Slut, Luca Slut, Miguel Basetta o Killer Tony e ti sembra di stare a New York dove durare vent’anni è uno scherzo, è riuscito perfino ai Ramones; Stefano si fa chiamare Stefano e basta ma è durato lo stesso.

La trafila è quella solita: tanti concerti suonati dentro e fuori i confini e sempre collo stesso trasporto, a supporto dei Radio Birdman così come nel centro sociale a due isolati da casa; una manciata di brani registrati e sparsi in giro tra singoli, split, raccolte; poi un’antologia per metterli tutti insieme e tirare le somme e quell’antologia sembra quasi un epitaffio, un tributo ad una concezione del rock’n’roll romantica e passionale.

Invece, dopo vent’anni, i Temporal Sluts giungono al traguardo del primo lp, che non è solo lo sfogo del rock’n’roll che batte nella testa ma una colata senza freno di emozione, ardore ed impeto.

Punk’n’roll, se proprio si vuole definire il genere; Dead Boys e New Bomb Turks, se proprio si necessita di coordinate.

«Cosmocracy» e «Flash Crash» in apertura di «Modern Slavery Protocol» sono il manifesto di questa attitudine settantasettina; l’incalzante «Rum Dark Room», «Tarzana Cigarette Girl» e «Zero Killed» sono rock’n’roll ad elevato numero di ottano; «Liquid Fever» l’omaggio a Lemmy che finalmente ci voleva, M.O.T.O.R.H.E.AD.!, come l’omaggio di Lemmy ai Ramones, finalmente R.A.M.O.N.E.S.; ma anche New York Dolls, Heartbreakers e Johnny Thunders, Dictators e Pagans.

Il riconoscimento della sottile arte di tramutare in merda il successo a portata di mano.

Se errare è umano ma perseverare è diabolico, i Temporal Sluts sono demoniache macchine da rock’n’roll.

Carico i commenti... con calma