Alan Parsons è quella vecchia canaglia che ha avuto l'idea di inserire il rumore degli orologi all'inizio di "Time" dei Pink Floyd. Sì, ma chi è questo Parson? Beh, questo Parsons ha mixato "Atom Heart Mother" ed è stato il geniale tecnico del suono in dischi come "Dark Side of The Moon", "Abbey Road" e "Let It Be", ma il punto non è solo questo. La cosa importante da sottolineare è che Alan Parsons ha contribuito a far fare alla musica un bel salto in avanti sia in termini di tecnologia di registrazione che di evoluzione della musica stessa. Utile è stata l'esperienza da giovanissimo agli Abbey Road Studios come assistente tecnico del suono, dove rimase colpito dal fatto che i 4 Beatles spesso creassero effetti particolari senza l'uso di strumenti musicali (vedi il simpatico e arguto Ringo Starr che soffia in una cannuccia in un bicchiere d'acqua per creare gli effetti di "Octopus Garden"). Ancora più importante è stato il lavoro per creare "Dark Side of The Moon": Parsons ebbe la folgorazione di mettere insieme molti orologi che ticchettassero all'unisono e sveglie che suonassero insieme: il tutto fu possibile grazie all'introduzione di un nastro multitraccia, che soppiantò la produzione quadrifonica (usata però per gli effetti iniziali di "Money"). Molta della grandezza del disco più famoso dei Floyd, insomma, si deve anche al nostro Alan.

Successe poi che un bel giorno il nostro eroe incontrò il tastierista e manager Eric Woolfson, e nacque il "PROGETTO": gli Alan Parsons Project. "Tales Of Mistery And Immagination" è il loro disco di esordio targato 1976. I brani sono pensati tenendo come riferimento le opere di Edgar Allan Poe, e il disco si potrebbe definire come il più tenebroso della band. Nel disco non sono presenti strumenti elettronici come nei lavori successivi, anzi l'uso del sintetizzatore è limitato all'inizio di "Arrival"( parte della "Fall of the House of Usher"), a creare un effetto di vento. Anche se non è presente l'utilizzo di drum machine, synth o effetti computerizzati, questo disco risulta molto "moderno" e , nonostante tutto, quasi "elettronico". Questo grazie ad un sapiente mix di composizioni "classiche" e innovazione (per quanto rigurda la maniera di rapportarsi alla musica, attraverso soluzioni suggestive, la ricerca di effetti particolari, le belle sovrapposizioni molto d'effetto di suoni e strumenti). Dunque, quale altro disco ha avuto il privilegio di essere aperto dalla magnetica voce di Orson Welles?... Beh, questo grandissimo del cinema ci introduce subito l'atmosfera del disco, sottolineando che "tutto ciò che vediamo o sembriamo non è altro che un sogno dentro ad un sogno...". "A Dream Within a Dream" prosegue con un preciso basso elettrico ostinato a cui si sovrappone un suggestivo giro di tastiera, che fa partire in maniera davvero gradevole e impeccabile questo bel disco. Entrati nella giusta atmosfera, siamo subito avvolti da "The Raven", la cui chicca è essere la prima song della storia con una voce modificata da un Vocoder; il tutto avvolto in una grande tenebrosità. Le due rock-song del disco sono "The Tell-Tale Heart" e "(The System of) Doctor Tarr and Professor Fether"; la prima è caratterizzata da decisi e precisi bassi e chitarra ad accompagnare la bella voce di Arthur Brown, la seconda è caratterizzata da una bassa e quasi rauca voce alterata che ripete un tema verbale, con in sottofondo prima chitarre, poi tastiere che riprendono il tema della canzone d'inroduzione del disco, poi addirittura degli applausi.

In molte delle tracce del disco abbiamo ritornelli molto orecchiabili e d'atmosfera, il che potrebbe farlo sembrare ad un primo ascolto un pò commerciale; io direi piuttosto che il disco è ben "impacchettato" e organizzato, e non lo dico in senso negativo. L'ascolto fila liscio e gradevole; è un disco facile ma di alto livello, con musicisti e tecnici del suono impeccabili (ma va?!). La stessa "The Cask of Amontillado" è un'altra perla, molto lenta e dolce. "The Fall Of..." è forse la più ambiziosa del disco; è divisa in 5 tracce e si alternano parti che strizzano l'occhio alla musica classica e altre più accessibili e elettroniche, che creano secondo me dei passaggi musicali fantastici, con le tastiere di Woolfson sempre impeccabili. Splendido pezzo, niente da dire. Il disco si chiude con la tipica "canzone d'atmosfera" che è "To One in Paradise", dall'atmosfera sognante e a tratti un pò mielosa. Fate così: chi ama Poe, il prog o Parsons lo compri, ok? Anzi no: CHI NON CE L'HA, lo compri. Meglio!...

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