Chi disdegna qualsiasi gruppo proveniente dal calderone "emo" solo perché odia il genere in questione (magari ha in mente solo le sue ultime incarnazioni) prima di dare giudizi a prescindere dovrebbe scavare un po' nelle sue radici. Solo così facendo potrebbe imbattersi in sorprese piacevoli, gruppi seminali per tantissime band di oggi, che hanno posto le basi per uno stile di musica che, in molti casi, ha preso poi una strada ben diversa da quella originale. Gli Appleseed Cast appartengono proprio alla schiera degli "originali", di coloro che, tra i primi e con loro specifici tratti, hanno fatto "emo" (rock).

"Low Level Owl" è un album diviso in due volumi (entrambi usciti nel 2001), dei quali mi appresto a recensire il primo. Ascoltandolo mi vengono in mente tantissime sonorità, tanti gruppi che potrebbero, in un modo o nell'altro, aver influenzato i nostri: echi di U2 e di Brand New (a loro di pochissimo successivi), qualcosina dei Sunny Day Real Estate, parentesi e strutture derivative di un certo post rock, e tanto altro. Non riesco però a metterli bene a fuoco tutti, quella che mi si forma nella mente mentre ascolto questi ragazzi è una sensazione di quiete, di pace e tranquillità, come una nebbia, o meglio ancora come di una mattina d'inverno quando, aprendo la finestra, il prato e il bosco di casa tua sono totalmente imbiancati da un sottile strato di gelo che ricopre tutto, dalle piante ai fili d'erba agli alberi. Tutto sembra così fragile, così delicato che anche solo un soffio di vento potrebbe bastare a frantumare anche la più secolare delle querce. Poi esce il sole, e pian piano i suoi timidi raggi iniziano a riscaldare l'ambiente e a sciogliere il ghiaccio, che lentamente scivola via. Una tale immagine di immobilità e di calma assoluta è secondo me la perfetta rappresentazione di molte tracce contenute in questo lavoro.

"On Reflection", "Blind Man's Arrow", "Doors Lead To Questions", "Steps and Numbers", "Signal","Convict" sono i pezzi che più ritengo utile citare al fine di far comprendere appieno a chi legge il passaggio che mi ha consentito di materializzare quanto suonato dagli Appleseed Cast con la scena sopra descritta. E' come se di punto in bianco le tue preoccupazioni svanissero in una bolla di sapone, lasciando il posto a bei ricordi e a speranze per il tuo futuro: una musica "positiva" mi verrebbe da definirla, benaugurale, ma credo che tutto sommato tale definizione possa essere condivisa da chi ascolta l'album.

Tecnicamente parlando lungo i cinquanta minuti scarsi del disco i nostri ci tengono per mano nel loro mondo sonoro fatto di chitarre dolci e liquide, che spesso si concedono momenti puramente strumentali e quasi post rock, il tutto comunque ben scadenzato da una perfetta e precisa sezione ritmica e guidato da una voce limpida e chiarissima, che molte volte si amalgama a tal punto con la parte strumentale da diventarne parte integrante, lei stessa uno strumento. Una formula vincente, che ammalia, affascina e ti si stampa subito nella mente (grazie a un livello di orecchiabilità piuttosto alto).

Ritengo sia giusto tributare il giusto rispetto a questa band, poco conosciuta forse, ma che a occhio e croce deve essere stata nei pensieri di molti gruppi attuali (o comunque a lei posteriori), se è vero che tante sonorità degli Appleseed Cast si possono oggi rintracciare in tantissime produzioni ("emo", ma non solo). Dategli un ascolto: male che vada avrete passato cinquanta minuti in pace con il mondo.

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