Ebbene, in un panorama indie rock sempre più povero e spoglio c'è spazio per una band fresca, divertente e senza fronzoli; a vederli sembrano spuntar fuori dai celebri anni '60, gli anni di Woodstock, gli anni dei figli dei fiori, gli anni dell'LSD. Eppure è giovane questo duo pop colto e raffinato (giovane in termini di carriera, incredibile a dirsi ma quella splendida ragazza della cantante ha 41 anni quando ne dimostra 25), perchè la nascita di questo gustosissimo gruppo risale al 2007, quando a suon di EP's vari si faceva conoscere in patria (originari della Danimarca) e anche nella terra d'Albione, sempre molto attenta nel tenere un occhio di riguardo verso generi dalle sonorità pop-rock, di facile accesso ed orecchiabili. Siamo tutti d'accordo sul fatto che negli ultimi anni la scena indie nordeuropea è sì riuscita ad aprire la strada a gruppi interessanti e validi, ma spesso è caduta nel dare maggior importanza a chi di fatto ricercava solamente successo tramite classiche tamarrate e singoli da classifica vari. Se dobbiamo approfondire dei The Asteroids Galaxy Tour, possiamo star certi che non si tratta dell'ultimo caso: il loro album, Fruit, frutto (se volete il gioco di parole) del 2009, è un disco semplice ed orecchiabile, ma attenzione, con semplice non intendiamo semplicistico, il sound acid jazz talvolta psichedelico mostra una cura particolare da parte della band nel modellare il loro stile tipicamente ispirato dalle sonorità colorate degli anni '60.

Non è impegnativo l'ascolto di quest'album, il cui nome ha sicuramente un rimando al sound e alla musica di Mette Lindberg (la piccola dolcissima cantante bionda) e di Lars Iversen (compositore e produttore), fresca come un'arancia e succosa come una pesca: nella voce della Lindberg c'è tutta un'euforia, una gioia di vivere, una felicità smascherata scioglie il cuore in un sorriso beffardo, gli strumenti utilizzati sono svariati (tromba, sassofono, pianoforte, chitarre e batteria) e tutto il buon umore che il loro sound energico e peperino produce rappresenta alla perfezione lo scopo della band: divertire, far muovere il culo anche ai più schizzinosi e mai stancare; certo, io personalmente dopo aver ascoltato il disco devo ammettere che alla lunga potrebbero stancarmi (la voce tenerissima ed apprezzabile anche se leggermente da "Barbie Girl" di quel fiore della Lindberg dopo un po' potrebbe anche stufare), ma è impossibile non lodare la sperimentazione e la ricerca di psichedelia, rintracciabile nel loro accurato sound "jefferson airplaniano".

Live sono apprezzabilissimi, in particolare la delicata voce di Mette Lindberg rende al massimo, sprigionando tutta l'energia e l'allegria della musica di questo interessante duo. L'album è veloce e gustoso, accessibile a tutti e lodevole per la semplicità ma anche per la genialità di alcune perle. Un disco tutto da scoprire insomma, poco impegnativo, ma per cui ne vale assolutamente la pena, per cui mi auguro abbiate il tempo (davvero minimo) di dare un ascolto rapido ad alcuni loro pezzi.

E poi, per chi ha visto il nuovo spot dell'Heineken, come può non piacere una simile pubblicità con una canzone simile?

Carico i commenti...  con calma