The Bad Plus: proprio 'na brutta banda...

Definiti da qualcuno "il trio pianistico più rumoroso della storia", sono praticamente una rock band che fa jazz: questo sono i Bad Plus.

Diventati famosi per aver "jazzato" un po' di tutto, da David Bowie ai Nirvana, passando per i Tears For Fears, Aphex Twin e i Black Sabbath, i Bad Plus picchiano come dei fabbri e sono: Ethan Iverson al piano, Reid Anderson al contrabbasso, e David King (il cognome è alquanto appropriato!) alla batteria.

Sono americani del Minnesota e, praticamente ignorati in Italia, con questo nome hanno alle spalle 10 anni di attività.

I tre, dopo un album tutto di cover, rieccoli (nel 2010) per la prima volta, con un album tutto di inediti e suonato in presa diretta. Ebbene, va detto subito che i brani non sono etichettabili, qua e là non ispirano troppa fiducia e qualche volta il linguaggio musicale può apparire sfuocato: TUTTO NORMALE! Questi tre teppisti della musica sono talmente compatti che possono indugiare su un accordo fino a farti quasi incazzare, o confonderti con delle scansioni quasi dance (orrooreee!), ma soprattutto non si fanno troppi problemi su cosa suonare, come e perchè...loro lo fanno e basta, con una tonnellata di ironia e con un'attitudine che è solo loro, originale, energica e magari un po' cafona.

Tuttavia spesso i tre sono ruffiani una cifra, ("Never Stop", splendida marcetta pop-groove che ti viene da ascoltare in loop per una giornata intera), ti possono comprare con una cantata da ubriaco (bellissimo il valzer/blues bislacco di "Bill Hickman At Home"), e quando credi di averli come amici, di averli cioè capiti e catalogati, ti fregano. Quando credi di averli in pugno ti sfuggono buttandosi sulla prima svisata di avanguardia laterale che trovano, sublime a tal proposito la schizzatissima "Beryl Loves To Dance".

Tu ascolti i primi tre brani di questo disco e pensi, "beh, carino, grande energia, bel ritmo, è tutto così?" ma...dal quarto si cambia registro, le cose si complicano e poi ancora, e ancora un'altra volta, attraversando rock, swing, pop, hard bop, groove, classica, jazz anni '60, e avanguardia.

Insomma, prendere o lasciare, ma sia chiaro un concetto: i post-moderni Bad Plus non sono dei presuntuosi, hanno soltanto il "difetto" di essere musicalmente "LIBERI"! ...E allora "keep on JAZZIN' in the free world" e ricordatevi, chi si ferma è perduto! 

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