Inizio con una doverosa precisazione. Il 90%, e forse più, di quell'insieme di persone per cui il nome dei The Bastard Sons of Dioniso (che qui verrà scritto, finalmente, in modo italianamente corretto. Non come "I The Bastard Sons of Dioniso". D'altronde tutti parlano, perlomeno nel nostro gergo, de "I Beatles" e non de "I The Beatles") non è nuovo, li conosce essenzialmente per un fatto: sono stati la rivelazione "alternativa ®" del talent—show X-Factor.

Ma, c'è un ma. Al di là delle malelingue che vorrebbero gettare, gratuitamente, merda su tal gruppetto, i BSoD non sono una combriccola creata a tavolino. Questo power-trio valsugano, infatti, non è l'ultimo degli stronzi. Hanno pubblicato ben due dischi con canzoni in inglese, più o meno autoprodotti (e sicuramente irriperebili), apparentemente pure curati nel packaging (che non rappresenta mai la qualità della musica, certo però delinea un minimo intento creativo) e dai titoli buffi ("Even Lemmy Sometimes Sleeps").

Poi un bel giorno forse per puro divertimento o per frustrazione causata da una infinita sequela senza uscita di esibizioni live in localini trentini, i tre si son rotti i loro nordici coglioni e si son prenotati a un provino per il suddetto programma televisivo. Ma, c'è un altro ma. Si son presentati come gruppo vocale! Ovvio, perché è una trasmissione dove gli strumenti sono banditi!! In più, e chi ha seguito per caso X-Factor con orecchio attento lo sa, con una qualità vocale non certo omogenea!!! Poco importa cosa ne pensiate, loro hanno comunque svoltato (se in bene o in male si vedrà) quando un giudice molto furbo ha per l'appunto capito che potevano avere un buon effetto sul pubblico in quanto esteticamente diversi da tutto ciò che si era visto finora in codesti programmucoli.

Ma non sono qui per giudicare la loro riuscita scalata sociale. Perciò bando alle ciance, mi appresto a descrivere questi giovincelli etilicamente cazzoni solo per la loro musica, che è poi l'unica giustificazione decente per criticare la carriera di un'artista in quanto artista, ovvero recensendo il loro recente singolo "L'amor carnale" che altro non è che una traduzione in italiano di un loro brano in lingua d'albione, "The Zwang Song".

Il brano parte con un bel riffettino tirato che, un po' più rallentato e cupo, sembrerebbe quasi di matrice stoner. Un riff carino, a dire il vero, un po' scippato dal brano dei Kiss "Detroit Rock City". Cosa non strana visto che i tre sono dichiaratamente fan di un certo hard rock anni '70. Vabbè, passiamo oltre, una "citazione" ci può anche stare. Però è appena parte la voce che si scopre la componente più originale del loro brano che è, ahinoi, anche la parte più irritante. I Bastard Sons of Dioniso hanno, infatti, fuso ad una rivisitazione di quel "rock che fu" una voce e dei coretti di finleyana memoria, che se volessimo cercare un paragone anglofilo più che agli AC/DC i valsugani assomiglierebbero terribilmente ai Fall Out Boy (gruppo neo-emo capace sia di brani carini come di mostruose cagate). Con un sottofondo suonato di questo genere una voce cupa e roca sarebbe capitata "a fagiuolo", ma a sentire altri brani sul myspace pare che a questi piaccia proprio questo tipo di cantato plasticoso e senza personalità.

Il testo, invece, è gradevolmente stupidino e si rifà alle allusioni di sollazzo sessuale di certo "cock rock" che ormai ha fatto il suo tempo, mantenendosi però su livelli molto edulcorati in quanto prodotti mainstream ancora troppo acerbi. La storiella di un tizio arrapato da una tizia evidentemente con alta gradazione gnocchica, al che il tipo comincia a fantasticare su ciò che la tipa potrebbe fare a quella cosa che nel brano viene sottilmente denominata "anima".

Ecco il ritornello molto catchy, giudicate voi:

"Spesso lo sguardo ha fame
può saziare l'appetito
ma l'amor carnale
non consuma tutti i sì
la tua bellezza sale fino in fondo all'anima
solo ad immaginare
la tua mano cosa fa
"

Insomma, resta solo da dire che adesso i Bastard Sons of Dioniso, raggiunta la popolarità, si trovino ad affrontare un bivio irto di insidie: da una parte c'è la major e un profitto quasi-assicurato tramite una carriera a base di discutibile emo-hard-pop; da un'altro c'è la possibilità di costruirsi un percorso artistico originale cercando di appagare in modo furbo sia i desideri dell'industria (e quindi $$$$) che del pubblico esigente (quindi la critica, ovvero noi debaseriani).

In definitiva, è difficile dire cosa sarà di questi baldi giovani dalla faccia forse un po' troppo pulita per la musica che suonano. Di certo nel panorama rock italiano di carne al fuoco ce n'è sempre stata tanta (a differenza di quello che l'italiano medio e la Mara Maionchi credono), e i il trio pischello in questione, invero piuttosto anonimo, dovrà lottare duramente per trovarsi uno spazietto per farsi sentire anche da chi non ascolta mai la musica in radio o evita mtv quando parte la centrifuga dei videoclip. Sì dovranno proprio farsi un mazzo tanto...

...ma anche no. Alla fine la stima di "IleNyA, la bimbaminkia" (prototipo del gggiovane medio sulla falsariga di Joe, The Plumber) l'hanno già guadagnata.

Bella per loro. Per noi, chissà...

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