Ecco un lavoro di cui andare fieri. "Per non fermarsi mai" oltre al titolo del nuovo album è l'auspicio per il futuro dei TBSOD, sfuggiti alla soffocante "Stasi perpetua" dell'esperienza Sony, prosieguo di un percorso iniziato peraltro per nulla male, ma inficiato da alcuni condizionamenti superati qui appieno con sangue freddo dal terzetto valsuganotto.

Prende piede infatti una vena più acuminata delle liriche, e allo stesso passo s'inseriscono spavaldi tempi dispari, sintetizzatori in reverse, assoli dalle vaghe rimembranze prog, introspezioni strumentali ed armoniche che si lasciano il dovuto respiro: si percepisce che quest'album è come è stato pensato, e ciò ne fa un piacere anche all'ascolto.

È il singolo estratto "Rumore Nero" a costituire una sorta di "metacanzone" che ci mette sull'attenti sul contenuto del disco: "Il fragore non basta mai, chiedo scusa alle tue orecchie, ma quali scuse, è tardi ormai. Fuori di me risplende rumore. Rabbia e poesia, lascia che sia rumore."

Affiorano i provvidenziali stilemi d'ispirazione settantiana, congestionati da un vastissimo retaggio di altre esperienze - dal grunge (lodevole l'ispirazione ai Foo Fighters, palesata anche dal simpatico titolo di "Quello che foo") a sporadiche soluzioni occhieggianti al metal. Rock fresco, vario, deciso, ma pur sempre riconducibile a un’ossatura di base che gli permette di essere suonato anche in chiave acustica, come gli stessi Bastard ci hanno dimostrato in tempi recenti. Sempre riconoscibile il marchio di fabbrica della premiata ditta, le tanto amate e mai trite risoluzioni in accordi maggiori di cui viene posto in risalto il terzo grado -quasi a superamento dell'arcinoto hard rock stereotipato incentrato sul susseguirsi di power chords- unito all'inconfondibile voce di reminiscenze punkeggianti del Vicentini e all'attenzione a quei cori abbondanti e mai scontati per cui ben li conosciamo (ma qui affinati e levigati in maniera deliziosa). Tecnicamente ineccepibile, il terzetto trentino si profonde in una serie di dodici brani pensati molto bene anche sotto il profilo strumentale (una batteria nervosa e roboante, un basso penetrante e incisivo, una che sta costruendosi un suo stile peculiare.

A buon diritto, quindi, quest'album è stato premiato il 18 febbraio 2012 dall'Associazione Fonografici Italiani come miglior album indie italiano del 2011. Notevole, sia a livello compositivo che di resa, può soddisfare moltissime orecchie, proprio per la sua natura di rock "trasversale", che fa proprie le peculiarità di svariati stili e le miscela con mirabile disinvoltura.

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