Nonostante fossero famosi solamente da due anni, i Beatles erano già un'istituzione. Acclamati da milioni di teenager ormai prossimi alla rivoluzione controculturale e odiati dai cinquantenni tradizionalisti e classicheggianti (quelli cioè, che andavano in visibilio per Frank Sinatra e Nat King Cole), i quattro scarafaggi di Liverpool avevano scalato, in maniera tanto rapida quanto travolgente, le classifiche di mezzo mondo. Solo in Oriente non ebbero subito un immediato successo, ma è comprensibile.

Era il 1964, l'epoca d'oro dei capelloni e dei matusa, del boom economico e delle vacanze al mare per tutti, era l'epoca di Mary Poppins e Andreotti, della Tribuna Politica e del dottor Zivago. Qualcosa nell'aria stava cambiando, c'era voglia di novità e trasgressione, ma gente come Frank Zappa e Jim Morrison era ancora in là da venire. Perciò, il massimo della trasgressione di massa erano i filmetti scacciapensieri che i Beatles girarono fra il 1963 il 1967, tra cui spicca "Tutti per uno" che non è, come potrebbe sembrare, una rivisitazione pop dei "Tre moschettieri" ma un divertente filmetto che racconta, in maniera spudoratamente beat, le vicende di Ringo, George, Paul e John alle prese con alcune fans appiccicose e invadenti. Nel film succede un po' di tutto (Ringo addirittura si perde fra le bellezze di Londra), ma quello che più conta è la variopinta colonna sonora: "A hard day's night" e "Can't buy me love" sono i brani che spiccano poderosi. Da questo film (grande successo in Gran Bretagna e America) i Beatles traggono spunto per registrare uno dei loro dischi più scanzonati e divertenti: "A hard day's night".

Non si tratta di un capolavoro (almeno nel senso stretto), ma si tratta comunque di un album notevole e senza dubbio di importanza quantomeno storica. I Beatles, ancora pettinati col caschetto e la cravatta nera stretta, pur mantenendo le stesse impostazioni musicali di base (musica beat, durata poco più di tre minuti) tentano di affrontare, in maniera leggera, le prime tematiche sociali di un certo livello. Non siamo ancora dalle parti di "Lucy in the sky with diamonds", e tutto si risolve in maniera un po' troppo adolescenziale, ma John Lennon comincia a interessarsi dei problemi sociali giovanili ("Can't buy me love", non puoi comperare l'amore, ne è un esempio), mentre Paul McCartney preferisce virare, come poi farà spesso, verso tematiche sentimentali più semplici e zuccherine. Ma i testi, spesso condensati nel bel mezzo di ritornelli micidiali che faticavano a non lasciare tracce indelebili, sono spesso curiosi e interessanti (almeno per l'epoca): "A hard day's night", parla di un individuo che si ammazza di lavoro per mantenere la famiglia e torna a casa, alla sera, stanco e distrutto. Un brano di John Lennon, naturalmente. Musicalmente sempliciotti (sono ancora distanti le sperimentazioni di "Revolver" e la perfezione di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band") i Beatles si dimostrano comunque bravissimi nel saper costruire, attorno a quattro semplici accordi, ritornelli tanto perfetti quanto memorabili.

E fra i brani dell'album sono da citare, oltre a "Can't buy me love" e alla title-track, anche "I should have known better", "If I feel", "Tell Me Why" e "Any time at all". C'è anche qualche riempitivo, sia chiaro, ma è nulla rispetto alla freschezza della maggior parte dei brani. Dopo questo album ci sarà una piccola delusione "Beatles for sale", ma poi, a partire da "Help!" i Beatles registreranno solamente capolavori, e passeranno, senza sbavature, dalla sperimentazione di "Revolver" alla psichedelia di "Sgt. Pepper's", dalle spezzettature d'autore di "White Album" al pop purissimo di "Abbey Road".

Cominciano da qui, cinque anni fantastici, rivoluzionari, epocali, insomma, in una parola, leggendari.

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