Ho assistito mercoledì 14 settembre ad un concerto che non è stato un concerto, ma qualcosa di più! Ho sempre apprezzato i Black Angels, ma fino al concerto li reputavo un gruppo di medio livello, con un sacco di buone idee, ma che non mi entusiasmava. Quando, però, ho potuto partecipare a quella grande esperienza psichedelica che è stata la loro esibizione, ho capito che Alex Maas e compagnia sono uno dei gruppi migliori oggi in circolazione, e sicuramente uno dei migliori gruppi psichedelici della storia.
Sono rimasto entusiasmato dalle lente movenze di Maas, dalla sua barba e dal suo mitico cappellino; ho amato la calma apparente di Nate Ryan, chitarrista abilissimo, la cui espressione può far pensare che sia fuori dal mondo, ma è forse il più presente e meglio calato nella musica, tra i componenti del gruppo. Stephanie Bailey è semplicemente fantastica alla batteria (e anche fisicamente, ma questo forse non c'entra molto). Non ho invece parole per definire Christian Bland (chitarra e basso) e Kyle Hunt (tastiere, chitarra e basso). Trascinati sulle note delle loro canzoni (hanno eseguito praticamente tutti i brani di "Phosphene Dream", più altri pezzi, compresi i classicissimi "Bloodhounds On My Trial" e "Young Men Dead"), abbiamo vissuto emozioni più che spirituali, più che mentali.
A fine concerto mi ci sono voluti alcuni minuti per poter capire cosa mi fosse appena successo, data la potenza di questa band, che non parla col pubblico e esegue i brani uno dietro l'altro, senza sostanziali interruzioni, solo un "Grazie" (in italiano) dopo il primissimo brano. Al momento dei saluti, tra la compostezza generale, l'unico a uscire da questa patina di "ufficialità" è stato Hunt, che ha alzato indice e medio, nell'ormai usurato segno del "Peace&Love" che fatto da lui sembra più fresco e significativo.
Giudizio finale: 10, se non 11.
Dunque consiglio a chiunque non ci sia ancora riuscito, di assistere ad un concerto dei Black Angels, anche perché passano per l'Italia almeno una volta all'anno (ritengono il pubblico europeo in generale migliore di quello statunitense)!
Curiosità: il gruppo non ha un bassista fisso: lo strumento passa, di brano in brano, nelle mani di Maas, Ryan e Hunt, e Bland ha il suo personale (infatti è mancino).
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