Immaginate l’Irlanda.
Immaginate le Isole Aran, il Donegal, gli immensi spazi verdi e il silenzio delle campagne.
Immaginate l’Irlanda, terra di scogliere, castelli e buona musica.
Immaginate Enya e O’Connor, i Clannad e gli U2.
Immaginate la voglia di emulare gli idoli conterranei, la passione per la chitarra, l’irrequietezza giovanile.
Immaginate Limerick, città operaia alle foci dello Shannon, nei primi anni novanta.
Immaginate ora i “Cranberry saw us”, una band dal nome insolito (una sorta di gioco di parole sulla salsa di mirtillo, tradizione natalizia) ma dalle buone potenzialità in cerca di un cantante.
Immaginate una ragazza diciottenne scappata via di casa che lavora part-time in un negozio.
La ragazza è Dolores O’Riordan. Capelli scuri, occhi penetranti e voce stupenda, Dolores scrive canzoni da quando era bambina e canta in alcune cover-bands locali.
Immaginate…i Cranberries!
Qualche demo, un po’ di esibizioni live, il contratto con la Island (la stessa degli U2) e poi il disco d’esordio.
Immaginate un titolo strano e lunghissimo, le foto in bianco e nero e un divano in copertina.
Immaginate l’atmosfera irish, la freschezza della musica, la voce sensuale e trascinante che accompagna tutto l’album. Un album “acqua&sapone” che scivola lento tra spunti di eccezionale rilevo (Linger, Dreams e Sunday) e sfumature malinconiche (la splendida I Will Always su tutte) ma non per questo meno degne di essere ascoltate e vissute. Già, vissute.
Immaginate di vivere questo album lungo tutta la sua durata, ogni singola canzone, ogni parola, ogni nota un’emozione, una sensazione di tranquillità e di pace.
Dei Cranberries, distrutti dal successo improvviso, dalla frenesia di entrare in classifica e dalla luce abbagliante di Mtv, rimane ben poco. Tra questo l’innocenza e la verginità di un disco che cattura i sensi e la mente lasciando un’impronta indelebile nella storia del rock irlandese e non.
Immaginate. E vivete.
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