C’è una sottile linea rossa.
Una linea pericolosissima che divide due tipologie di artisti. Coloro che diventano macchietta di se stessi da una parte, e dall'altra quelli che omaggiano la propria carriera a quella fetta di pubblico nostalgico.
I fasti del passato respirano ed ecco un’orchestra che introduce la chitarra di Noel Hogan: Linger.
Dolores ruggisce lieve e riporta alla mia mente la prima volta che misi nello stereo la mia preziosissima copia di Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We.
Dreams, Ode To My Family e quella Limerick così evocata. Due decadi risplendono di vita nuova.
L'evoluzione stilistica della band vide negli anni novanta due importantissime fasi: il cambiamento dalle sonorità pacate ed irish degli esordi a quelle chitarre graffianti così incazzate con il mondo attorno, con la droga e con l'egoismo di chi sta sopra a dominare. Ma soprattutto il cambiamento che ci fu con il maxi singolo Just My Imagination a proiettare essi nel calderone del pop da classifica.
I Cranberries, chi li ha assimilati sa, sono stati molto più di questo. É un'occasione per rivivere quella rabbia, quella calma tempesta interiore.
Ma la vera sorpresa, ciò che non mi aspettavo dagli inediti. Dolores narra dei banshee (e lei è senza dubbio una di essi) che piangono la morte di settembre, e ripete Why nel ritornello dell’omonima traccia a sottolineare la propria ritrovata verve ferita e sanguinante. La potenza di Zombie acquista purtroppo nuovi significati in questo 2017 così travagliato ma la potenza vocale è indubbiamente (e sorprendentemente) la stessa di quel 1994 così fruttuoso per i quattro irlandesi.
Per il sottoscritto, vivere un nuovo disco dei Cranberries non ha prezzo. Così come osservare quella copertina in stile No Need To Argue con loro nelle medesime pose, magari più vecchi e più hipster ma eccoli la.
Non mi sorprenderebbe una loro uscita entro l'anno prossimo con altro materiale inedito.
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