Era dal 2001 che questa grande ma spesso sottovalutata band non faceva parlare di sè, ma ora l'attesa è finita e finalmente il tanto atteso ritorno è qui, tra le nostre mani, e si intitola Born Into This. Ed è davvero una rinascita!

Si tratta di un disco di moderno e dinamico rock alternativo che non nulla da spartire con le precedenti opere, a partire dalla produzione volutamente scarna e minimale che se da un lato amplifica il lato stradaiolo del gruppo dall'altro ne mortifica un po' il valore compositivo ed esecutivo, niente di grave però, dopo un paio di ascolti queste canzoni entrano in circolo e non se ne può fare più a meno.

Le novità però non finiscono qui ed infatti troviamo un Billy Duffy che smessi i panni a volte un po' fastidiosi del guitar hero anni ottanta, elimina ogni tentativo di assolo per concentrarsi di più sulle canzoni producendosi in riff secchi ed essenziali ed in ritmiche rocciose memori della lezione di gruppi imprescindibili come gli Stooges, mentre alla voce l'ottimo Ian Astbury si dimostra vocalist caustico ed ispirato con le sue liriche tra il mistico e il politico.

Si parte subito bene con il brano che da il titolo all'album, un bel pezzo di rock moderno con un basso corposo in evidenza sorretto da una ritmica davvero impetuosa per poi aprirsi in un bel coro melodico che ricorda gli  Holy Barbarians ( esperienza post-Cult del singer).
Si continua poi su buoni livelli fino ad arrivare al primo singolo "Dirty Little Rockstar"dal groove danzereccio irresistibile sorretto da un cantato vizioso e malato degno del miglior Iggy Pop e che, con un opportuno remix, potrebbe far faville nei vari dance club...e non è un'eresia, credetemi!!

Passiamo poi all'unico brano lento del disco, una classica canzone acustica intitolata "Holy Mountain" che con il suo incedere malinconico riflessivo ricorda non poco la meravigliosa "Hurt" di Johnny Cash.

Quello che più piace, tralasciando il discorso musicale, è il coraggio di questa band di mettersi in discussione affrontando mondi musicali avulsi allo stile al quale ci avevano abituati senza perdere in credibilità, e questo è molto importante, soprattutto se ciò viene da una band che non deve più dimostrare niente a nessuno e che potrebbe benissimo vivere di rendita sfruttando le soluzioni che ne avevano decretato il successo planetario negli anni ottanta.

Quindi, "Born Into This" pur non essendo un capolavoro, fa comunque la sua bella figura facendo mangiare la polvere a gruppetti come Babyshambles, The Strokes e marmaglia varia che magari oggi è su tutte le copertine ma che, statene certi, domani finirà nelle vaschette delle offerte.

Quindi, ascoltate questo cd senza paraocchi, dimenticate quanto fatto in precedenza e fate finta che si tratti di un gruppo nuovo, le sorprese non mancheranno.... speriamo ora di non aspettare altri sei anni!!

 

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