The dining rooms.
Le sale da pranzo.
Avete presente che sò, tipo quando vi apprestate a passare una tranquilla serata a casa, vi cucinate qualcosa e magari vi viene pure a trovare un amico.
Magari avete bisogno di un disco che vi serve per prendere l'ispirazione culinaria, mangiucchiare qualcosa, improvvisare un aperitivo e poter fare due chiacchere.
Questo è il disco giusto. Dietro al nome inglese si nasconde un duo italianissimo (Stefano Ghittoni e Cesare Malfatti).
Il primo è Dj resident di un noto locale milanese (Magazzini Generali) mentre il secondo è un membro fondatore dei "La Crus".
Da quest'interessante unione nasce il progetto The Dining Rooms.
Entrambi i protagonisti non sono gente alla prime armi e dopo una serie di pubblicazioni di tutto rispetto anche per il mercato estero e collaborazioni con altri artisti, live set con musicisti veri e propri e prestazioni live accompagnate da video immaginari ed evocativi, nel 2005 esce per Schema Records (vedasi Nicola Conte tra gli altri) il loro quarto album.
Il disco in questione è un ottimo disco dalle sonorità funky-jazz ma non solo. Elettronica sì, ma arricchita dalla presenza e collaborazione di musicisti in carne ed ossa con strumenti veri e propri.
Quello che viene subito chiaro ascoltando le prime tracce di questo disco, è la personalità e la modernità del suono di questo duo che ci regala pezzi interamente strumentali insieme a veri e propri piccoli gioielli impreziositi dalla voce splendida dei vari vocalist.
Dopo qualche ascolto viene in mente un paragone con i lavori più riusciti dei Thievery Corporation, anche se questi ultimi rimangono decisamente più sognanti e sulfurei. C'è però chiaramente un tocco tutto Italiano che porta avanti e modernizza il discorso musicale intrapreso dai vari Pietro Umiliani, Armando Trovajoli e Morricone.
Il loro sound italico e raffinato si fà moderno e nuovissimo, molto adatto ad essere accompagnato da immagini.
Un pò alla The Cinematic Orchestra, ma con più solarità e personalità regalano altissimi momenti musicali a metà strada tra il jazz contaminato di Hip/Hop e un ottimo funk-soul ora trascinante ed ora maledettamente mieloso.
Una citazione la merità la ghost track del disco che ci dice che abbiamo appena finito di ascoltare Experiments in Ambient Soul by The Dining Rooms e dopo quasi due minuti di silenzio, su di un bellissimo e cadenzato jazz vengono elencati tanti artisti che in un modo o nell'altro hanno influenzato il suono dei nostri.
In definitiva un ottimo disco che chiede solo di essere ascoltato e di poter accompagnare le immagini della nostra vita.
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