Personaggio curioso ed intrigante questo Neil Hannon da Belfast, con ogni probabilità l'artista made in UK emerso dagli anni '90 in poi che più mi aggrada, quello che più si avvicina ai miei gusti ed al mio strampalato modo di intendere la musica; un cantautore pop colto e duttile con un particolare gusto per sonorità vintage a volte un po' teatrali e barocche, dandy quanto basta con la giusta dose di autoironia, ed una bella voce calda e rotonda, che di certo non guasta mai. Conosciuto, come molti altri, per pura e semplice casualità, forse non ho ancora sviluppato un'opinione generale su di lui e sul suo percorso artistico abbastanza precisa e circostanziata, alcune sue cose mi piacciono assai, alcune un po' meno ed altre ancora decisamente no, però il mio verdetto su quale sia il suo disco migliore per i miei canoni già ce l'ho, e non è il sontuoso "Casanova", non è il pur bellissimo ed intenso "Liberation" ma bensì quello che a tutt'oggi è il suo ultimo album, "Bang Goes The Knighthood". Perchè mai? Forse perchè scorre perfettamente, è molto più fluido ed unitario, meno "schizofrenico" di qualsiasi altro prodotto griffato The Divine Comedy, sicuramente perchè sonorità vintage, melodie perfette, testi ironici ed arguti ed attitudine mai troppo seriosa ed ingessata sono tutte caratteristiche per cui ho una particolare predilezione, senza dimenticare quella splendida copertina molto pop-art che rappresenta alla perfezione il mood e l'attitudine di BGTK.

Un mix esplosivo e perfettamente calibrato, tradotto dall'ormai navigato Neil Hannon in un album che è una vera e propria gioia per l'udito ed anche per le meningi. A grandi linee, l'approccio è molto sottile, a livello di songwriting Neil Hannon mette in mostra tutta la sua ironia ed un po' di sano e acuto cinismo, che danno vita a meraviglie come "The Complete Banker", dimostrazione lampante di come si possa scrivere una canzone di protesta senza urlare e senza ricorrere a slogans, usando l'arma difficile, ma letalmente affilata e tagliente se posta nelle giuste mani, del sarcasmo e della parodia, un elegantissimo ed amaro capolavoro sia musicale che dal punto di vista autorale, senza dubbio l'encore, la prima canzone a rimanere veramente impressa in questo fantastico album, anche se in ottima compagnia di tanti altri episodi, ognuno con le proprie caratteristiche peculiari, i propri scenari ed atmosfere, che rendono "Bang Goes The Knighthood" un album vario e pieno di sorprese anche se come ho già detto molto più coeso di molti altri album di Neil Hannon.

Divertenti sketches piano-pop molto spontanei e conviviali come "The Lost Art Of Conversation" e "Can You Stand Upon One Leg", un'intensa ballad come "When A Man Cries", riccamente orchestrata alla maniera di "A Short Album About Love", la magniloquenza teatrale di "Down In The Street Below", evocativo chamber pop di stampo tipicamente "casanoviano" che non sfigurerebbe accanto a "Frog Princess" e "A Woman Of The World"  e lo swing rilassato, suadente e un po' piacione di "Have You Ever Been In Love". Il lato oscuro della buona società britannica emerge in una breve ma intensa "Bang Goes The Knighthood" con il suo tormentato crescendo orchestrale ed una strepitosa performance canora, ma Neil Hannon è un artista di orizzonti ampi, che sa guardare anche oltre i patrii confini, ad esempio con lo scorcio di vita tropicale di "Island Life", leggera ed eterea, ma anche vivace e colorata come un quadro di Gauguin, ed anche improvvisando una brillantissima tarantella in "Neapolitan Girl", una scelta un po' a sorpresa e particolarmente azzeccata ed incisiva, anche considerando che, quando si sceglie un monicker come The Divine Comedy inserire un richiamo all'Italia risulta un atto di grande gusto ed eleganza, doti che non fanno sicuramente difetto a neil Hannon.

Un disco praticamente perfetto, diciamo quasi perfetto perchè una canzone come "At The Indie Disco" risulta leggermente fiacca e un tantino ruffiana nonchè un corpo estraneo nel panorama ben definito e caratteristico dell'album, pur apprezzandone assai l'autoironia e la sottile presa in giro dei cosiddetti "hipster", o più volgarmente atteggioni e delle svariate new sensations brit-pop e dintorni che durano dall'oggi al domani, giusto il tempo di un paio di hits e qualche articolo "mirato" sulla stampa specializzata, gente che con il nostro Neil ha veramente poco a che spartire. Nonostante questo la mia valutazione non può che essere massima, per un grande album che sembra realizzato con assoluta naturalezza, con una straordinaria nonchalance, ispirazione e brillantezza; ci sono momenti più cupi, più riflessivi e di grande spessore cantautorale, titletrack e "The Complete Banker" su tutti, ma nel complesso "Bang Goes The Knighthood" è un album veramente leggero, colorato e brillante, e mi dà l'impressione che Neil Hannon stesso si sia divertito un sacco a realizzarlo, tanto è evidente la sensazione di naturalezza e di coolness che traspare da ogni singola nota dell'album.

Elenco tracce e video

01   Down in the Street Below (05:08)

02   The Complete Banker (03:43)

03   Neapolitan Girl (02:49)

04   Bang Goes the Knighthood (02:48)

05   At the Indie Disco (03:18)

06   Have You Ever Been in Love (03:10)

07   Assume the Perpendicular (04:06)

08   The Lost Art of Conversation (04:01)

09   Island Life (04:38)

10   When a Man Cries (03:54)

11   Can You Stand Upon One Leg (03:32)

12   I Like (03:48)

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