Il terzo disco dei Doors è un disco profondamente diverso da ciò che doveva essere nel progetto originale. Nel 1968 i quattro si presentarono in studio di registrazione per riconfermarsi con la stessa bravura sancita dai due precedenti capolavori, cercando l'ulteriore passo in avanti. Le convizioni di poter creare un nuovo epico capitolo vennero disilluse dai limiti di tempo dovuti all'estenuante tour da cui arrivavano, oltre che da un repertorio compositivo spremuto notevolmente e diventato materiale per i due dischi precedenti. Senza poi dimenticare che furono di fatto impossibilitati a provare gli arrangiamenti e gli sviluppi dei brani dal vivo, come era loro consuetudine. Per questi ed altri motivi, più prettamente contrattuali, non riuscirono a realizzare un lato A che contenesse sia pezzi d'atmosfera che da classifica, nel loro stile, ed un lato B occupato dalla sola, lunghissima, "Celebration Of The Lizard" - poema in musica composto da varie sezioni (risalenti agli esordi) che avrebbe dovuto dare anche il titolo all'album.
Nel mentre, gli assassini di Martin Luter King e Robert Kennedy (4 aprile e 6 giugno 1968) ed i movimenti studenteschi stavano rendendo tesi quelli che erano stati fino ad allora, al limite, degli Strani Giorni. Nonostante tirasse un'aria tutt'altro che serena, la scelta del nuovo titolo dell'album cadde su "Waiting For The Sun". Ebbene, neppure la title track venne inserita (ma fu poi recuperata in "Morrison Hotel" del '70). Ecco quindi la scelta di utilizzare un paio di loro canzoni risalenti al 1965, entrambe scritte da Morrison: la malinconica "Summer's Almost Gone", e quello che sarà il loro secondo ed ultimo singolo in cima alle classifiche (dopo "Light My Fire" di Krieger): "Hello I Love You". Già da questi due brani si capisce subito dove questo nuovo lavoro voglia andare a parare. I titoli, i testi, la andature pop sprigionano una spensieratezza incredibile, che lasciano ogni tanto lo spazio ad un velo di tristezza, ma che è la faccia della stessa medaglia del tema dominante, ovvero l'Amore ed il rapporto di coppia. Se un'estate se ne sta andando, ecco arrivare il "Wintertime Love" a riproporre la stessa questione. Quest'ultima è composta da Krieger, così come la fluviale "Yes The River Knows" - l'elemento acqua in antitesi con il fuoco della sopraccitata hit Kriegeriana del '67 - ed il flamenco di "Spanish Caravan", indizio di come la vena compositiva di Morrison in quel periodo non fosse propriamente al top. A mostrare che i Doors fossero ancora vivi e consapevoli di cosa succedesse nel mondo ci pensa "The Unknown Soldier" che per le sue tematiche anti-belliche (ma contro la guerra in generale, non solamente quella del Vietnam; Morrison, peraltro, era figlio di un militare) venne fortemente boicottata dalle radio americane e non raggiunse mai un posto ragguardevole nelle classifiche. Dal vivo, poi, la canzone del milite ignoto venne rappresentata in modo teatrale, con la rullata di Densmore che precedeva il colpo di fucile/chitarra di Krieger ed un Jim Morrison colpito cadeva al suolo. L'altra digressione al di fuori della canzonetta romantica la propone il terzo brano della tracklist, "Not To Touch The Earth" - che poi sarebbe una parte recuperata da "Celebration Of The Lizard" - ma l'atmosfera qui si estranea attraverso visioni ed immagini di viaggiatori che si allontanano in massa dalla civiltà, sensazioni di disagio, ed un pessimismo pervaso anche dalla tensione della base musicale. Per il resto solo la violenta "Five To One" sembra discostarsi, seppur di poco, da questo che sembra quasi un concept album sulle palpitazioni cardiache dovute al fallin' in love with you.
Loro malgrado i Doors si sono ritrovati nella loro discografia questo prodotto controverso, in ogni caso non brutto, segnando un cambiamento che li farà sbandare verso una ricerca di nuove sonorità nell'album successivo ("The Soft Parade"), riaggiustando il tiro con un più coerente blues di fine anni '60 - un ritorno alla semplicità dopo gli anni di sperimentazione lisergica - degli ultimi due dischi ("Morrison Hotel", "L.A. Woman"). "Waiting for the sun" è stato comunque premiato con due dischi d'oro e un disco di platino, e nella versione rimasterizzata del cd è presente l'opera della Lucertola per intero - così come in "Absolutely Live" del '70 - regalandone un fascino che i fans come me non possono far altro che apprezzare.
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