Urgenza espressiva, rumore, stravaganza...E poesia...

Urgenza espressiva...e una sorta di magico dilettantismo a crear nuove forme, gettando i manuali alle ortiche..che allora (dopo tutta la fuffa di certo progressive) era quasi preferibile non saper suonare.

Rumore... e, sul solco Velvet/Stoogees, il caos...il caos che, in una strana specie di magia, per un attimo ingoia la sofferenza tutta intera.

Una cosetta da nulla, questa della sofferenza tutta intera, che il mio compagno di banco alle elementari, oggi famoso e giudizioso antropologo, chiama (appella, denomina) sciamanesimo urbano.

La stravaganza poi, con quegli strumenti giocattolo che sollevano a mezz'aria una strana felicità/follia/disperazione. Soniche quisquilie funk kraute, ghirigori d'avanguardia burlona...

La poesia infine, ma una poesia che racconta di squallore post industriale, di sale bingo dove la gente si abbruttisce, di benzodiazepine per casalinghe, di indomiti eroi da pub. E dove ci son versi tipo “la merda dell'aria ti scoperà la faccia”.

Allora ricapitoliamo: urgenza espressiva, rumore, stravaganza, poesia. Difficile trovarla tutta insieme sta roba...Difficile, molto difficile...

Oh, ditemi il tempo e il luogo se mai ce n'è stato uno!!!

Che poi mi son dimenticato la sgangheratezza...che la sgangheratezza è il mio pane e la mia casa. Non so perché, mai saputo, ma è così. Dall'altra parte c'è il lirismo, il flusso (vogliamo dir Nick Drake, Tim Buckley, Rock bottom?)...l'altra casa...

Del resto, lo dice anche il poeta: “due case ha l'ombra”...Ma qui si parla della casa matta, della casa rock'n'roll...Deviato magari, ma rock'n'roll...

Ho in serbo per la vecchiaia un juke box pieno di delizie punk e post punk, dove ogni mattina, per contrastare il rincoglionimento, infilerò la mia piccola moneta. Mica vi aspetterete che mi metta ad ascoltar Beethoveen!!! No, no, infilerò la monetina e assai spesso selezionerò questa “Rowche rumble” dei grandi, grandissimi Fall.

“Rowche rumble è una canzone impossibile a definirsi...facciam che dentro ci sono tutte le cose che vi ho detto all'inizio...E quando dico tutte, vuol proprio dire tutte...

La prima volta che l'ho ascoltata ho pensato: beh, questi sono i Velvet più i Faust più qualcos'altro...

Poi girando in rete (e questo pochi giorni fa), per avere lumi, mi sono imbattuto nel commento di un tale che, tutto orgoglioso, diceva all'incirca così: “miei cari gonzi non capisco come mai nessuno si sia accorto che il riff principale è preso pari pari dalla tal canzone degli Stoogees”.

Orbene, la tal canzone degli Stooges sarebbe “Shake qualcosa” da Raw power...Cerco, trovo (avrei anche il vinile, ma ho il giradischi rotto)...Beh, qualcosa di vero c'è...Solo che “Rowche rumble” è spiritata, circense (ma circense di un circo strano assai) e assurda...

Inizia con tamburi velvettiani, poi arriva una voce che sembra un richiamo alle armi e i tamburi diventan quelli di un corteo...ed ecco il famoso riff (un concentrico e grottesco gorgo di punk/funk da sarabanda) qua e là ghirigoreggiato da una tastiera molto Sister Ray e esplosioni percussive...

E quando dico esplosioni percussive, intendo proprio esplosioni percussive...Cazzo, ascoltatela al massimo del volume e andrete assolutamente fuori di testa, garantito...

Il favoloso testo, parlato/urlato, è una ferocissima satira sull'uso massiccio di Valium (e benzodiazepine varie) che si faceva in Inghilterra in quel periodo...un camion arriva e piccoli gnomi svizzeri (dipendenti della Roche, qui storpiata in Rowche) distribuiscono le pilloline...

“Proibiscono anfetamine e erba e a un sacco di persone in tutto il paese prescrivono la danza della morte, creando dipendenza e un nuovo buco del culo ...cos'è la paura, e di chi pensate sia il vostro corpo?...(ovviamente la mia è una traduzione un po' così, ma il senso è più o meno questo)...

Dio, che canzone...e non pensate neanche lontanamente che il lato b sia da meno...

Non devastante come “Rowche rumble”, “In my area” è un quasi pop accompagnato da una psicotica tastierina giocattolo . Quando mi sorreggerà un eloquio adatto alla bisogna seguiranno definizione e descrizione più accurate...

E' che i Fall il più delle volte mi lascian senza parole...

The Fall, la caduta, dal romanzo di Camus...storia di un tipo ultra sicuro di sé che un giorno sente una risata alle sue spalle...Ecco i Fall son quella risata...

Certo, bisognerebbe dir qualcosina di Mark E. Smith, il cantante e lider maximo...Fumantino, irriverente, linguacciuto, assai poco modaiolo, drogatissimo. Un Andy Capp perennemente in maglioncino e, soprattutto, un cazzo di poeta...

Si, soprattutto, un cazzo di poeta...

Lunga vita ai Fall...E, occhio, che sto quarantacinque è un capolavoro...

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