I primi anni '80 sono, com'è noto, gli anni del pop di classe evolutosi dalla new wave. Molte delle canzoni che hanno segnato quest'epoca sono diventati dei classici celeberrimi ancora oggi, ma di contro ci sono molti altri artisti, pur validi, che il tempo ha lasciato indietro e oggi sopravvivono solo per una ristretta cerchia di nostalgici: fra loro possiamo annoverare i The Fixx, londinesi, nati nel '79 e giunti al debutto nel 1982 con "Shuttered Room".

Il quale, più che un vero e proprio album, dà l'impressione di un'antologia del periodo, un poutpourri variegato di sfaccettature: ce n'è per tutti. Di base è un pop rock frizzante alla Duran/Spandau (I Found You, Cameras In Paris), ma nel calderone abbiamo reminiscenze punk dagli Stranglers (Shuttered Room), pop patinato (Stand Or Fall, Red Skies, non a caso i singoli estratti), new wave canonica (The Fool) o ispirata dagli XTC (Some People, Sinking Island). Più in generale, le idee non mancano, ma sembrano idee già avute da altri.

Detto ciò, non vorrei aver dato un'immagine troppo negativa: l'album è godibilissimo, è il classico lavoro ben fatto ma ancora acerbo e parzialmente fuori fuoco; si intuisce, non ancora del tutto sbocciato, il talento dei suoi autori (già l'album successivo, "Reach The Beach", sarà il loro maggior successo commerciale), che spinti dal desiderio di raggiungere la fama hanno cercato di creare qualcosa che accontentasse tutti, e mi viene da pensare che, se i Fixx avessero centrato almeno un singolone spaccaclassifiche, oggi potrebbero venire perlomeno annessi nel Valhalla delle one hit wonders. E' quindi la personalità che langue, ma trattandosi appunto di un'opera prima è un difetto perdonabile.

Ovviamente, come tutti gli album figli del proprio tempo, è invecchiato male, ma, proprio per questo, lo consiglio agli appassionati delle sonorità degli Eighties: se non conoscete i Fixx, potrebbero davvero appassionarvi.

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