Ecco uno dei pezzi pregiati della mia collezione: "For Fox Sake" dei Fox, disco che se ne stava in un angolino di una bancarella ad una delle tante mostre-mercato del disco itineranti a cui sono andato. Nemmeno il venditore sapeva bene di cosa si trattasse. Sulla ristampa su CD di questo album (cartonato senza libretto) non c'è alcuna informazione oltre al nome e alla foto della band, il titolo dell'album e dei brani e la composizione del gruppo. E ovviamente un disegno accattivante di una volpe (ma se non si chiamassero Fox potrebbe essere benissimo un cane!!!), che sul suo corpo raccoglie variopinti disegni, che rimandano un po' a Yellow submarine, un po' al fauvismo, a un Derain, o un De Vlaminck (scoprirò solo in seguito che esiste un'altra copertina, probabilmente l'originale del vinile). Più che altro non c'è la data di pubblicazione, e nessuno alla mostra mi sapeva dare informazioni su questo album, però ogni tanto bisogna rischiare!
E' andata decisamente bene. Il disco, datato 1970, è uno straordinario esempio di pop psichedelico (forse è meglio dire di psichedelica declinata in maniera pop), imperniato sui fraseggi tra chitarra e hammond. Il gruppo è in quel momento composto da 5 elementi: Tim Reeves alle percussioni, Alex Lane all'hammond e al piano, Dave Windross al basso, Steve Brayne e Winston Weatherhill alle chitarre (quest'ultimo sostituisce al momento dell'incisione Nick Apostiledes, coautore dei pezzi di Lane). I Fox vengono da Brighton, UK, laddove Brayne nel 1968 incontra il percussionista Reeves, che già suonava con Lane e Windross. Entrambi hanno già delle canzoni scritte: Brayne ha le sue e Reeves ha quelle di Lane e Apostiledes: le forze si uniscono e nascono i Fox. Con l'aiuto del manager Mike Clayton il gruppo si fa conoscere e apre a Brighton i concerti di Bowie, degli Strawbs e della Edgar Broughton Band. Nel 1970, quasi per caso, capita l'occasione di incidere a Londra. Brayne racconta che il disco fu quasi completato live in 12 ore e i ragazzi tornarono a casa in attesa che la casa discografica (Fontana) ascoltasse quelle prove e li richiamasse per la registrazione vera e propria. Ma la Fontana si accontentò e quelle 12 ore di "prove" sono diventate "For fox sake". Nello stesso anno i Fox fanno promozione e si esibiscono in diversi festival, dividendo il palco con gente del calibro di Black Sabbath, Gracious e Colosseum. Il gruppo si scioglierà presto, ma quasi tutti rimarranno nel mondo della musica.
Ma veniamo all'album: "For Fox Sake" si apre con l'organo iniziale di "Second Hand Love" (firmata da Lane), pezzo gradevole, che prosegue intrecciando hammond e piano (suonato in qualche traccia da Windross), mentre la chitarra si fa sentire solo alla fine del ritornello, per poi sfumare. Brayne invece firma l'allegra "Lovely Day" e impreziosisce con la sua voce un brano in cui chitarra e percussioni cominciano ad assumere un ruolo più importante. "As She Walks Away" di Lane, come da titolo, è il pezzo più malinconico del disco: le corde vibrano tristemente per un minuto scandite dai piatti di Reeves, poi entra in scena Lane e la tristezza del distacco dalla donna si avverte ancor di più. Un pezzo che, specie nella parte cantata, ha rimembranze beatlesiane. Brayne firma poi "Glad I Could" e si torna a sorridere (e a notare quanto i Fox debbano ai Beatles del periodo "Sgt. Pepper's" - "Magical Mistery Tour"). E a proposito di influenze beatlesiane, chi era stato il primo a introdurre il sitar nella musica occidentale? Ma George Harrison ovviamente (che bella "Norwegian Wood"...). E guarda un po' cosa suona Weatherill nella ballata "Butterfly": il sitar! Sitar che impreziosisce un pezzo paradigmatico dello stile dei Fox, con la voce di Brayne (autore) in evidenza. Il pezzo più "hard" con belle distorsioni è "Look In The Sky", dove comunque l'hammond gioca un ruolo fondamentale: non a caso il pezzo stavolta è firmato dal tandem Lane-Brayne (uno dei pochi pezzi non scritti prima della formazione della band). Autentico Rock'n'roll in "Goodtime Music", poi Brayne ci presenta la sua "Mr. Blank", in cui si nota una somiglianza di riff con "London Calling" dei Clash (di 9 anni successivo). "Man In The Fast Car" (Brayne) è ancora una volta di beatlesiana memoria, coi suoi coretti, con tanto lavoro di hammond e un discreto assolo, come del resto lo è la lenta "Birthday Card" (Lane), che pare uscita da "Abbey Road". Infine il gran finale: "Madame Magical" (Brayne-Apostiledes), 9 minuti e mezzo in cui i Fox abbandonano la forma canzone per dare al brano la fisionomia di una session in cui tutti gli strumentisti danno il meglio di loro stessi. Il brano si apre con un carosello (curiosamente lo stesso che quattro anni dopo aprirà "Brighton Rock" dei Queen) per svilupparsi in un prog psichedelico jazzato.
Un album dunque non originale, dai toni tenui, non particolarmente virtuosistico (Brayne in un'intervista dirà che dal disco non emergono la potenza e la tecnica che invece venivano fuori nei concerti), composto da canzoni di 3-4 minuti. I pezzi sono gradevoli, equilibrati dal punto di vista compositivo e direi che non si sente la necessità di un sound più hard. "Madame Magical" è l'apice, in conclusione del disco, che alza il voto da 3,5 a 4 pieno. Per una volta non preoccupatevi se l'uva è matura o meno, cogliete direttamente la volpe!
Elenco e tracce
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