THE FRAMES
La Casa 139, Milano 28 Novembre 2006


Eccoli.
Glen Hansard indossa un carinissimo berretto di lana, ce l'ho lì, davanti a me, mai prima fila di nessun concerto fu così vicina, allungo la mano e la appoggio sulla sua cassa spia... finalmente lo sentirò cantare, è tutto vero.
Attaccano con "Turbit", un pezzo più che altro strumentale, non lo conosco, ma riconosco i loro suoni, quel violino così caratterizzante e quel tappeto che gli fanno basso, batteria e l'altro chitarrista. Al termine Glen saluta il pubblico e introduce il pezzo successivo; capisco, anche grazie ai primi accordi, che si tratta di "Keepsake" (da "Burn The Maps")

"And maybe it's cause you can't say
Keeps me always believing
I'll give you this as a keepsake
And right after that I'm leaving

And maybe it's all we can't take
Keeps us always returning
I'll give you this as a keepsake
And everything else I'm burning. .

I can't sleep.."


pezzo che da qui in poi e specie nel finale si fa quasi psichedelico, chitarre e distorsioni scambiano battute con il violino sempre più pungente.

Cambio di chitarra, Glen imbraccia una Takamine e riconosco l'intro di "Rise" (dal loro ultimo album, "The Cost"), ballata acustica resa sofferta e intensa dalla sua voce (mai una stonatura, impressionante) e da quel modo di gridare. Sento un po' la mancanza del piano di Marketa Irglova, ma è stupenda anche così....

"Breathing in the night,
there's nothing else I'm needing now
the wind is at my side
and so are you"


e se te lo canta lui a mezzo metro, come dargli torto...
Riprende la sua Fender (usatissima e un po' rovinata) e riparte con "Finally" (da "Burn The Maps"), pezzo dal ritornello gridato

"When you want something that much,
it's drawing trouble on your life
and when you found something so good
it's hard to focus on what's right"


Finalmente vedo dal vivo quel rock così crudo e viscerale, ma soprattutto la forza e la rabbia di Glen ed il suo potere emozionale che sperimentai le prime volte che lo sentii.
L'atmosfera si fa più calma con la ballata "What Happens When The Heart Just Stops" (da "For The Birds")

"We have no reason left to stay
And that's why we're leaving
And there was no answer in the dust
And the one I feared to trust
There is a lie that drags us
Beating and pulling into disappointment

I'm disappointed
I'm disappointed
I'm disappointed

It's so late,
till you're gone"

E' la volta poi di "God Bless Mom" (da "Dance The Devil"), dal ritornello incalzante, cantato insieme al bassista (che fa ottime seconde voci)

"You'll see how hard it can be
To keep your side of the deal
And you'll see how hard it can be
To keep one foot in the real"


pezzo che termina in una coda strumentale di rock distorto.
Riprende la chitarra acustica e già sbavo ipotizzando quel che potrebbe fare... attacca quel "na-ah"... quasi una nenia, dell'intro di "Falling Slowly" (versione ultimo album) prima in solitario, invitandoci a cantarla con lui.... poi entrano gli altri strumenti e ci godiamo la dolcezza di questa ballata, che come spesso fanno le canzoni dei Frames, invita a non starsene con le mani in mano e a lottare per non fare affondare ciò in cui si crede

"Take the sinking boat and point it home
We've still got time
Raise your hopeful voice you have a choice"


Parla spesso di relazioni Glen... lo fa con strofe dalle melodie delicate e semplici ed esplosioni di chitarre e rabbia (o gioia) nei ritornelli, che non possono che entrarti sottopelle, man mano li risenti.
Si rimane sull'ultimo album con un'altra ballata, "Song For Someone"...

"Tryin' just to focus on the good
I'm tired of divin' for the pearls"

"And if we're all for someone
And if we're both for someone
When will she come, that someone?
And put things in their place?"


non so perché, ma inizio a pensare l'abbia scritta per Marketa.
Riprende la Fender e attaccano "Revelate" (da "Fitzcarraldo")
Dio quant'è bella dal vivo. . .

"Sometimes I need a revelation
Cause sometimes it's all too hard to take"


oserei dire catartica, con quel violino sempre pronto ad incalzare e quel finale, in cui Glen urla, a ripetizione

"Redeem yourself"

Si passa quasi in medley ad un altro pezzo, di quelli che smuovono anche il pubblico più pigro... "Fake" (da "Burn The Maps"), dal rock immediato, che racconta una relazione dalla prospettiva dell'amante.... e mi viene in mente il video, semplicissimo, con gli omini in plastilina, che vede Glen nelle vesti dell'amante che irrompe nella camera da letto per parlare con lei e viene fatto fuori dal marito.

Si torna poi a sorridere con un brano distensivo, semplice e quasi pop, "Sad Song" (dall'ultimo album)

"I'd better stop complaining now
I guess because
Too many sad words make a sad, sad song
Too many sad words make a sad, sad song"


come a dire... lo so che mi lamento e racconto spesso storie tristi...
ma è bene che invece non smetta di raccontarle, perché questa canzone con la sua semplicità estrema e poppeggiante risulta, a mio parere, il brano meno intenso e brillante dell'ultimo album.
Al termine Glen s'accorge di un po' di baccano proveniente dal bar del locale e apostrofa le ultime file: "perché fate casino? cosa c'è lì dietro? c'è un bar aperto? c'è un bar? se c'è chiudetelo, ascoltatemi".

Ed ha ragione... perché col carisma che ha ci regala un altro momento intenso attaccando da solo "People Get Ready" (sempre dall'ultimo album), una canzone che pare mantrica

"We have all the time in the world
To get it right, to get it right
We have all the love in the world
To set alight, to set alight"


e crea un'atmosfera magica, col violino che sembra rifare il verso ad un gabbiano in volo e Glen che nel finale c'invita a cantarla con loro, bellissima. Fa di tutto per coinvolgere il pubblico italiano, ci tiene a trasmettere quello che sta cantando. Escono per il break e li chiamiamo...

Nel frattempo quasi sdraiandoci sul palco riusciamo a leggere la scaletta... Giò mi fa notare "Fitzcarraldo" in scaletta tra i pezzi dopo il break... lo urlo anche a Spike, vorrei dirlo anche a Gigi, ma per un ottimo motivo è rimasto più indietro... purtroppo poi verremo delusi, perché scopriremo più tardi parlando con lo stesso Glen che quella (che poi riusciremo a recuperare) è la (più lunga) scaletta di Praga, da cui prendono solo spunto per questa serata.

Dopo poco rientra lui solo, imbraccia l'acustica, ne approfitto per fargli una foto, ma lo vedo avvicinarsi sempre più e mi chiedo che succede... abbasso la fotocamera... ce l'ho lì accanto!
S'è messo con i piedi sul bordo del palco... senza microfono intona "Leave" (dall'abum con la pianista Ceca Marketa Irglova, "The Swell Season")

"you won't disappoint me
I can do that myself
But I'm glad that you've come
Now if you don't mind
Leave, leave,
And free yourself at the same time
Leave, leave,
I don't understand, you've already gone"


la fa tutta in solitario in mezzo a noi, chitarra e nuda voce, grida, intensissimo.... è un incanto, sono ipnotizzata. Non so che dire. Ci pensa Spike che mi fa: "da sola valeva il concerto".

Sullo scroscio d'applausi rientra anche la band e attaccano "Santa Maria" (da "For The Birds"), canzone che parla di un episodio storico (una nave dell'armata spagnola affondata in terra irlandese), ma che non ho mai "sentito" molto e purtroppo anche dal vivo mi scivola un po' via, senza fare presa. Si chiude in un'atmosfera onirica con la ballata "Star Star" (da "Dance The Devil")...

"Star star teach me how to shine shine
Teach me so I know what's going on in your mind
'Cause I don't understand these people
Who say the hill's to steep
Well they talk and talk forever
But they just never climb"


con Glen che la canta tutta con lo sguardo rivolto verso l'alto, come un'invocazione al cielo, ad una stella che ci guidi.... e la conclude poi con qualche verso di "Hotellounge" dei dEUS (se non c'era Spike non l'avrei saputo dire) cantata in coppia con il bassista.

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SETLIST

1. Turbit
2. Keepsake
3. Rise
4. Finally
5. What Happens When The Heart Just Stops
6. God Bless Mom
7. Falling Slowly
8. Song for Someone
9. Revelate
10. Fake
11. Sad Song
12. People Get Ready
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13. Leave
14. Santa Maria
15. Star Star

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