Ha cominciato Bob Dylan, con questa storia del riportare tutto a casa.

Ho avuto la fortuna – o la sfiga, fate voi – di non dover mai abbandonare la casa né gli affetti, se non quelli da cui mi ha diviso Sorella Sorte.

Per cui, non so bene cosa significhi riportare tutto a casa.

Mi immagino che sia come tornare da un lungo viaggio e la casa la vedi da fuori e ti sembra così com'era quando la lasciasti; poi, bussi alla porta, ti apre qualcuno che riconosci e che ti riconosce a stento ed entri dentro, saluti parenti ed affini, amici e benefattori, e ti accorgi che qualcosa, in effetti, è cambiato e cerchi di capire cosa.

Un po' come Ulisse di ritorno ad Itaca. Un po' come la Gang, di ritorno in uno studio di registrazione. E se Ulisse se ne andò bighellonando per dieci anni passando da una Troia all'altra (salvo scontare l'ira funesta di Penelope al suo ritorno), Marino e Sandro sono stati via per quindici anni.

Tanto è il tempo che separa «Controverso» e «Sangue E Cenere»; tanto è il tempo che è occorso ai fratelli Severini per riportare tutto a casa. Tanto, perché i due di strada nel frattempo ne hanno passata: da quella condivisa con La Macina fino a quella camminata con Daniele Biacchessi e Massimo Priviero, la compagnia non è mai mancata.

Non so bene come sia riportare tutto a casa, ma so che i compagni di strada sanno talvolta contare storie fuori dall'ordinario, che ti entrano dentro e non ti lasciano più, e talvolta ti cambiano. Per cui può ben accadere di sentirsi dire, al ritorno, che sei tu quello che è cambiato, che non sei più quello di una volta.

È per questo che mi affascina starmene per la strada, perché comunque può capitare che qualcosa, per quanto insignificante, lo riporti sempre a casa, pure io che la casa non l'ho mai abbandonata.

Giorgio Gaber il concetto lo ha espresso meglio di me, ma questo non è il punto per cui ritorno a bomba ed arrivo a Filottrano.

Tra gli altri, la strada di Marino e Sandro l'ha attraversata pure Jono Manson. Che è arrivato in queste lande desolate surfin' from the U.S.A. e nel Belpaese si è trovato talmente bene da essere oggi più italo che americano e da aver acquisito una qual certa notorietà sotto la sigla Barnetti Bros insieme a Massimo Bubola e Massimiliano Larocca.

Io il surf non lo pratico e la polvere di Jono non l'ho mai mangiata, però mi ci gioco tutto che Massimo Bubola un giorno gli ha parlato della Gang e di quando lui ebbe la ventura di suonarci insieme e di produrre quell'immenso capolavoro che è «Storie D'Italia».

Ora, sapete quando tampinate per giorni e giorni l'oggetto del vostro desiderio amoroso, ne mandate a memoria tragitti ed orari come un killer che prefigura la scena del crimine, e dopo un appostamento dall'alba al tramonto, gli apparite davanti agli occhi e con affettata nonchalance buttate là un «Ma che caso incantevole questo incontro … Ti offro qualcosa e, magari, poi, se vuoi, ti accompagno a casa» anche perché, vada come vada, si tratta sempre di riportare tutto a casa, anche i morosi.

Così Jono, di sicuro, ha pianificato di imbattersi in Marino e Sandro e, tra un bicchiere di vino e l'altro, sono state gettate le fondamenta di una solida amicizia e stima reciproca, perché non esiste banda al mondo che vanti più attestati di amicizia e stima incondizionata di quella dei fratelli Severini.

Trascorsi gli anni, qualcuno dei tre ha presunto che fosse pure l'ora di tirare fuori dal cassetto quel blocco di appunti liso e stropicciato, per liberare le parole in un profluvio di note, prima che l'inchiostro stingesse del tutto. In quelle pagine, Marino e Sandro hanno segnato i visi e le storie degli innumerevoli compagni di viaggio, a costituire un patrimonio di umanità che non può essere sottaciuto perché il racconto dell'altro è l'unica strada percorribile per immaginare, costruire ed afferrare “un” futuro possibile.

Da questo bailamme, è venuto fuori «Sangue E Cenere» e Marino e Sandro hanno riportato tutto a casa.

Da quanto ci ho capito io, riportare tutto a casa significa che trent'anni fa inizi a suonare in un buco del culo di paesello e spieghi le ali perché il rock'n'roll ha bisogno di ali per volare alto e salire sulle barricate ad incrociare la chitarra con Billy “Guitar” Bragg; riportare tutto a casa significa che devi curare e nutrire le radici, perché quando il vento cambia e soffia impetuoso, a doversi proteggere dentro una casa sono gli uomini e non gli ulivi, perché gli ulivi hanno le radici come le case hanno le fondamenta; riportare tutto a casa significa che le radici le pianti sì nel buco del culo di paesello ma poi dove arrivano, quelle stesse radici, nemmeno sei in grado di immaginarlo, ed a chi avesse vaticinato a Marino e Sandro trent'anni orsono che un giorno avrebbero suonato con Garth Hudson e la sezione fiati di Bruce Springsteeen, loro avrebbero risposto con un sorriso commiserevole ed una bonaria pacca sulla spalla e, ripensandoci su seduti al tavolo di cucina, ne avrebbero riso amabilmente.

O magari riportare tutto a casa è solo un gran casino, perché devi disfare i bagagli che ti sei portato dietro per tre lustri ed iniziare a fare ordine, non prima di aver distribuito i presenti a parenti ed affini, amici e benefattori che sono ancora tutti lì ad ascoltare le tue storie mirabolanti. Ed è un casino che va dal movimento sinfonico fino al gospel, tra sano rock'n'roll e ballate capaci di strappar via l'anima; ed è un casino tale che mi ritrovo a cantare che più forte della morte è l'amore e che l'amore vince sempre; e vaffanculo, ché fino a ieri ero un pagano che si chiedeva cosa fosse quella merda che ci si ostina a chiamare amore, per cui vaffanculo al quadrato.

O forse è tutto più semplice e capisci che hai riportato tutto a casa quando sei sorpreso da un trionfo di ali, quelle stesse che volano la tua prole lontano ma, prima o poi, tornerà e riporterà tutto a casa, in un cerchio ininterrotto. Anche perché la sola cosa certa è che devi avere una casa per andare in giro per il mondo.

Non so cosa ci abbiate capito voi in tutto questo ...

Io ci ho capito soltanto che siamo al Capodanno 2016, che «Sangue E Cenere» è il disco dell'anno 2015, che il concerto dell'anno appena passato è uno qualsiasi tra quelli che Marino e Sandro hanno tenuto tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre e che la Gang è una banda a cui voglio un gran bene.

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