Dio benedica per sempre la rivista "Rumore" che nel marzo del 1993 mi fece conoscere "Scenes From The Second Storey", debutto sulla lunga distanza dei God Machine: semplicemente il disco degli anni novanta per il sottoscritto, Primus esclusi. Ho ancora il vecchio numero della rivista, mannaggia sono passati più di 23 anni, che sto sfogliando in questo momento alla ricerca dell'articolo di presentazione all'unica data italiana della band al Bloom di Mezzago (e per la seconda volta chiamo in causa il buon Dio per benedire questo luogo di culto che ho frequentato almeno una decina di anni).

Ecco ho trovato ciò che mi interessa che riporto per filo e per segno: "Scenari horror di sinistre apocalissi tecnologiche; geometrie spaziali, squilibri ritmici, vigorosi ed estesi shocks metallici. Intimidatoria, scabrosa Macchina di Dio". (Cit. Rumore n° 13 marzo 1993).

C'è davvero di tutto in "Scenes From The Second Storey": 78 minuti di delirio chitarristico acidissimo e visionario. Un muro sonoro di proporzioni spaventose, tra hard, alternative, stoner, post, dark, accenni di musica etnica, potenza e melodia, inserti acustici di cristallina bellezza. Tensione, intensità emotiva, luce. Un immensa cattedrale sonora...Let me out, out, out...Mi hanno rapito e stregato i God Machine, grazie anche alla purezza di brani come "Seven" e "Purity". E non smetterò mai di venerarli.

Rimasi letteralmente fulminato già dai primi ascolti del disco e visto che il gruppo avrebbe suonato al Bloom, che già conoscevo da un paio di anni, programmai di recarmi al loro concerto. Era domenica ed in quel periodo lavoravo in una cartiera in Provincia di Lucca; non sapevo nemmeno cosa fosse un computer ed il sabato telefonai al locale milanese per sapere se fosse tutto confermato; la positiva risposta mi spinse a partire il giorno dopo a metà mattinata. Mi attendevano oltre trecento chilometri in auto, la maggior parte dei quali sotto una fitta pioggia; ma avevo la certezza di poter assistere ad un qualcosa di memorabile, visto anche la piccola location che ben si addiceva all'impatto micidiale che i God Machine sapevano creare di fronte al loro pubblico.

Giunsi a destinazione nel tardo pomeriggio, me la presi con comodo, e rimasi da subito colpito da una cosa: tanti ragazzi già presenti quasi tutti con delle insolite magliette "metallozze": Slayer, Metallica, Megadeth, Testament. Strano, molto strano e cominciai ad avere i primi sospetti; sospetti che purtroppo esplosero in tutta la loro drammaticità quando giunsi nei pressi dell'ingresso. Era stato appeso un comunicato nel quale si poteva leggere che il concerto dei God Machine era stato annullato a causa di un non meglio specificato malessere del cantante Robin Proper-Sheppard. Per cercare di porre rimedio gli organizzatori avevano al volo allestito un festival Metal con delle band locali; rimasi di ghiaccio e non volli nemmeno entrare nel locale, tornando subito verso la mia auto. Purtroppo non ci furono altre occasioni per vedere la band in Italia, perchè l'anno seguente, subito dopo aver pubblicato il secondo disco, l'improvvisa morte del bassista Jimmy Fernandez mise la parola fine alla carriera della band.

Raggiunto il parcheggio prima di lasciare Mezzago riesco a scambiare due fiacche parole con un ragazzo, più o meno della mia età. Mi dice che viene da Lecco, pochi chilometri di strada, ed era li per i God Machine. Siamo d'accordo nel giudicare l'imponenza del disco e di aver purtroppo dovuto rinunciare ad un concerto che si annunciava epocale.

Il caso volle che condivisi con lo stesso ragazzo, Mattia mi sembra di ricordare il nome, quattordici anni dopo a Milano un concerto dei Sophia, la band nata dalle ceneri della Macchina di Dio; ma quella volta non ci furono dialoghi tra noi. Altri anni inesorabili trascorrono e per caso scopro debaser anche grazie ad una recensione di Mattia proprio su "Scenes From The Second Storey".

Era il 4 Aprile 1993; esattamente undici anni dopo ero padre da un solo giorno.

Domani mattina ho già programmato una delle camminate sulle mie montagne; raggiungerò i 1900 metri del Moncucco, la montagna di Domodossola. E' già pronto lo smartphone che accompangerà questa mia ascensione spirituale; facilissimo immaginare quale disco ascolterò...THE BLIND MAN...

A mia figlia Elisa e a tia...un amico.

Ad Maiora.

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