Oggigiorno si legge di mirabolanti gruppi appena sbocciati e già capaci di far drizzare i capelli per le visioni in grado di produrre. Magari possedessimo la macchina del tempo fantasiosamente inventata da H.G. Wells! Saremmo in grado di spostarci negli anni  in cerca di quello che ci siamo persi per la nostra scarsa attenzione al fenomeno musicale. Tornati indietro nel 1992 infileremmo in tasca, lesti come gli scippatori a Forcella, questo disco che, messo a fare il girotondo nel lettore compact, ci darebbe grandi soddisfazioni nel vedere la nostra chioma irta come il dorso di un porcospino.

A proposito di navigazione, ad inizio dei novanta si esaurì l'avventura spaziale della navicella Loop, quel trio londinese nerovestito che costringeva per un intero disco e/o concerto a startene accovacciato con la testa tra le mani appoggiate sulle ginocchia per accogliere il flusso del mantra sonico diretto alla corteccia cerebrale. Sceso il comandante chitarrista Robert Hampson, gli altri due membri dell'equipaggio, la sezione ritmica Mackay/Wills, decisero di proseguire il viaggio non tanto verso lo spazio ma addentrandosi nell'orrore come la motonave del capitano Willard lungo il fiume alla ricerca del colonnello Kurtz. Nell'impresa, oltre all'impianto synth,  reclutarono un chitarrista meno ingombrante del bravo Hampson (Nigel Webb, ex Savage Opera), perché il progetto della Hair & Skin Trading Co. prevedeva di innescare molteplici trappole percussive per catturare la materia prima necessaria alla preparazione degli impasti sonori.

La Compagnia era pronta per la sua spedizione all'inferno sotto un cielo grigio come lo schermo di un televisore sintonizzato su di un canale morto. Cominciare con la litania "...some people deserve to die" su una lentissima ritmica doom significa mettere le mani avanti: perdete ogni speranza voi che entrate! Neil Mackay piuttosto che cantare snocciola immagini disturbanti, la batteria scandisce con un incedere tribale e solenne, il basso segue linee sghembe e poderose, la chitarra passa dal rumore puro a strutture armoniche torturate.

 Come si fa a non correre indietro con la mente ad una combriccola di freak tedeschi  che nel 1970 era già avanti di anni luce. Con la differenza che qui non c'è ironia come nella ditta Czukay & Co. Difatti i dieci minuti finali di "Pipeline" sono una corsa angosciosa sotto una pioggia acida derivata dallo scioglimento di ghiacciai psichedelici e destinata ad alimentare strane mutazioni cibernetiche. Così come cromosomici innesti di metallo si rinvengono in brani come "Flat Truck" e deviazioni elettroblues in "Torque"; inquietanti linee di basso dub governano  "Monkies" e richiami tribali di guerra corrosi dal synth incalzano "Kak"; un biglietto allucinogeno per viaggi puramente underground è staccato in "Where‘s Gala" mentre quello per la discoteca elettro dance si ritira in  "Ground Zero" o in " $ 1000 Pledge", fatte di scosse telluriche funky all'unisono con i fendenti percussivi.

 Alla fine non sembra nemmeno strano che l'allucinazione ci porti a trovare il triello di Ennio Morricone  squagliato nell'altoforno blues di "The Final Nail"...il cigolio della pesante perforatrice   che scava il pozzo per trovare il petrolio fa da metronomo alle  rasoiate slide della chitarra.

Una volta tornati nel 2009 scoprirete con delusione che questo disco non viene considerato da alcuno. Non ve ne curate e seguite l'indicazione data dal fantasmagorico ritratto di Arcimboldo in copertina: ACCURATE PLAYBACK ACHIEVED ONLY AT HIGH VOLUME.

Attenti ai capelli.

Elenco tracce e video

01   Elevenate (03:36)

02   Flat Truck (03:29)

03   Torque (04:38)

04   Monkies (03:24)

06   Where's Gala (04:24)

07   Ground Zero (03:13)

08   $1000 Pledge (06:02)

09   The Final Nail (05:13)

10   PIPELINE (09:58)

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