Basterebbe l'ep “The dignity of labour” accluso come bonus tracks assieme allo storico singolo “Being boiled”, per giustificare l’acquisto della recente ristampa CD di “Reproduction”.

In quel mini-lp scopriamo infatti un lato degli Human League totalmente diverso rispetto a quello più conosciuto: trattasi infatti di brani di sperimentazione elettronica strumentali sbalorditivi per l’epoca e talmente in anticipo sui tempi che sembrano a tratti essere stati fatti nell’89 piuttosto che nel '79.

L’album in sè comunque non è da meno, le coordinate entro le quali spaziano le composizioni sono di chiara derivazione Kraftwerk ma comunque ben distanti dalla pedissequa imitazione, con un gusto per la melodia austera, fredda ma anche cupa e l’uso di drum- machine tanto ficcanti da ferire i timpani.
E poi Phil Oakey che cantava con la sua splendida voce calda e baritonale melodie che di contrasto erano glaciali (peccato che la sua voce non sia stata sempre ben valorizzata dal repertorio).
I migliori esempi di tale formula sono gli anthem “Almost medieval”, “Circus of death”, “The path of least resistance”, “The world before last”.
In “Blind youth” e “Austerity/Girl one” lo stile rimane lo stesso ma le melodie sono stavolta più accentuate.
Solo nell’episodio “Empire state human” si può parlare veramente di pop smaccatamente melodico e “facile”: nonostante i maligni possano vederlo come un brano “Claudio Cecchetto ante litteram” il motivetto rappresenta comunque una piacevole e simpatica variante del loro stile altrimenti sempre austero.
Fuori luogo appare invece la cover di Phil Spector “Morale…you’lost that loving feeling” con un Oakey che si improvvisa soul singer e con un finale con tanto di coretti che appare piuttosto imbarazzante, tutto questo comunque non rovina più di tanto quello resterà di gran lunga il miglior disco del gruppo di Sheffield.

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