Non c'è dubbio che i King Blues saranno una delle grandi incompiute della storia della musica inglese. Parliamo di una di quelle band tanto osannate dai magazines ma che sotto sotto non sono proprio il massimo che si può trovare in giro, un po' per come era successo con i Libertines, tanto per fare un esempio. Nonostante ciò, il precedente disco "Punk & Poetry" alla fine si era dimostrato un buon lavoro, oscillante tra momenti di grande impatto ("We Are Fucking Angry" su tutti) e altri più deboli. Questo "Long Live The Struggle" rimane sulla stessa linea del predecessore, con 2 enormi differenze: la prima è che il livello qualitativo generale si abbassa, la seconda è che a condire il sound già variegato dei King Blues, i musicisti hanno ben pensato di metterci un po' di dubstep qua e là, riuscendo così a rovinare quelli che sarebbero stati anche dei buoni pezzi, come "We Are The Future" e "Can't Bring Me Down" (ma quanti danni sta combinando Skrillex??).

Se, al momento di leggere questa recensione, ancora non avete ascoltato "Long Live The Struggle" vi anticipo subito una cosa: il disco parte in maniera scoraggiante con "We Are What We Own", forse la più insulsa e moscia opening track che un uomo potesse mai scrivere. Insomma, intendiamoci bene: ti sei fatto un nome in giro per i tuoi testi incazzati e la tua musica da 'rivoluzione in piazza' e poi mi fai partire il tuo ultimo disco con un pezzo di una noia rara? Contraddizioni a parte, gli episodi migliori arrivano con "Modern Life Has Let Me Down" (dal ritornello da singalong), la Ska-P-eggiante "When the Revolution Comes" e la conclusiva "Keep The Faith".

Sicuramente da menzionare ci sono anche i testi di Itch Fox, sempre attivissimo a parlare di politica per cercare di cambiare un paese ormai caduto in rovina, anche se certe volte le liriche cadono nello scontato ("Give power to the people, because people have the power", dice in "Power to the People"). Detto ciò, c'è da sottolineare che il resto di "Long Live The Struggle" offre ben poco, visto che abbiamo a che fare con un manipolo di canzoni acustiche, lente, noiose e scontate, con melodie sicuramente non adatte al tema generale del disco.

Insomma, si era detto di questo disco come l'ultimo album in studio dei King Blues prima del loro scioglimento, e tutti ci saremmo aspettati senza dubbio un lavoro migliore, con più mordente. "Long Live The Struggle" non è di sicuro il miglior modo per uscire di scena.

VOTO: 5 (su 10) 

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