Anno di grazia 1967: l'anno in cui parecchi capolavori del pop-rock vengono alla luce. Musica che nel corso di questi quarant'anni ha conquistato milioni di persone e ha stravolto il costume e le mode. Questo di cui recensisco, è senz'altro uno di quei gruppi che avrebbe meritato miglior sorte.

A mio parere i Kinks sono insieme a poche altre band ciò che di meglio ha prodotto la musica popolare nella seconda metà dei mitici anni '60. Dopo aver sfornato due album di buon livello (specie il precedente "Face To Face") in cui avevano dimostrato di saper realizzare ottimi singoli come "You Really Got Me" (ripresa poi anche dai Van Halen) e "Sunny afternoon", i Kinks pubblicano questo "Something Else By The Kinks", disco spartiacque tra la loro prima fase della carriera e la successiva in cui si cimenteranno addirittura con il concept album. Sorprendente è la capacità che adesso ha il leader Ray Davies nel raccontare storie e personaggi. Emblematica è la struggente "Death Of A Clown" (Non vi viene in mente il Chaplin di "Luci Della Ribalta"?) che considero l'apice dell'album quanto a pathos, ma che risulta interessante anche dal punto di vista musicale.

Non vanno dimenticate la traccia di apertura "David Watts" con quel piano a dettare il ritmo, la psichedelica "Lazy Old Sun" che sembra attingere dai Beatles di quegli anni; ma anche la splendida melodia di "Waterloo Sunset"e la sorpredente "Harry Rag" con quel suo ritmo militaresco.

Con quest'album i Kinks cominciano a fare davvero sul serio e di lì a poco sforneranno due capolavori quali " The Village Green Preservation Society" e " Arthur " che immortaleranno la società inglese di quegli anni. Indeciso se dargli 4 o 5 stelle alla fine ho preferito dargliene una in meno visti i due grandi album successivi. Se amate Beatles, Stones e Who gradirete di certo.

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