Questo “Junk Of the Heart” arriva dopo il mediocre secondo album (Konk) e la band di Brighton, dopo il definitivo cambio di bassista per problemi di droga, si affida nuovamente a Tony Hoffer (Air, Beck) per la produzione. E si sente!
Il suono è, se possibile, ancora più curato rispetto ai precedenti lavori e la voce di Luke Pritchard, pulita, spontanea ma sempre più consapevolmente retrò, si diverte in melodie semplici ma mai (troppo) banali.
Il disco si apre con il singolo perfetto “Junk of the Heart (Happy)”, la ascolti due volte, la canti tutta la settimana. La melodia semplice, il ritmo rock anni ’60-’70 ed un testo semplice e malizioso hanno già prenotato la classifica dei singoli più venduti per settimane e settimane.
Il disco prosegue piacevolmente con una serie di canzoni alla Kooks tra chitarre ammorbidite, ritornelli “easy-listening” e coretti “70s” (particolarmente riuscite “How’d You Like That” e “Taking Picture of You”); quando meno te l’aspetti però i Kooks ti piazzano la sorpresa…è “Time Above The Hearth” una canzone dolcissima, breve ma intensa, con la sola voce di Pritchard sostenuta da un quartetto d’archi, a cantare sognante del tempo passato al di sopra della Terra.
Il resto del disco segue la direzione pop-rock più classica, con tanto di ballata acustica “Petulia” che ricorderemo solamente perché registrata in Italia (a Perugia), senza però regalarci particolari emozioni.
La brillante chiusura con “Mr Nice Guy” con un’omaggio (o forse plagio?) ai Beatles di “Twist and Shout” e l’utilizzo di sintetizzatori ed elettronica ci lasciano immaginare un futuro all’insegna della continuità ma magari con un pizzico di modernità in più, giusto per ricordarci che siamo nel 2012 e che stai ascoltando un nuovo disco dei Kooks.
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