C'era una volta un Gigante Gentile che allietava il mondo con la sua ottima musica... E prima di lui c'erano i Simon Duprée & The Big Sound. Seriamente, gli esordi dei fratelli Phil, Ray e Derek Shulman, nucleo fondatore e creativo dei Gentle Giant, si ritrovano in questa ragione sociale; con loro sono Tony Ransley alla batteria, Peter O'Flaherty al basso e il tastierista Eric Hine.

Formatisi nel 1966 e scritturati dalla Parlophone, pubblicano nel novembre 1967 il loro primo ed unico full-length, "Without Resevation". Nonostante il buon successo, gli ambiziosi Shulman, che vantano approfonditi studi classici e un'eccellente preparazione tecnica, sono incerti sul valore della loro musica, un pop-beat con velleità psichedeliche piuttosto convenzionale, soprattutto se confrontato ai numerosi e innovativi capolavori del rock usciti nell'anno di grazia 1967. Probabilmente il loro timore è quello di diventare una delle tante one hit wonder di cui ci si dimentica presto, per cui decidono di discostarsi dall'immagine di gruppo beat alquanto tradizionale e nel novembre del 1968 realizzano un 45 giri sotto lo pseudonimo The Moles. Per una fortunata coincidenza, il singolo risulta essere l'articolo Parlophone successivo a nientemeno che "Hey Jude" e precedere nientemeno che "Get Back". Si aggiungano affinità sonore con i Fab Four, et voilà, il gioco è fatto: il 45 giri viene accreditato a "The Beatles In Disguise", ovvero a dei Beatles camuffati con Ringo Starr alla voce, e ovviamente le vendite sono soddisfacenti. Ma lo scherzo è bello finché dura poco, poiché ci pensa quel geniaccio di Syd Barrett a guastare le feste, rivelando la vera identità degli autori. I Simon Duprée & The Big Sond alias The Moles ammettono la "paternità" e gli effetti sono deleteri: il pubblico e le stazioni, probabilmente indispettiti dal fatto che i Nostri abbiano approfittato dell'equivoco e usurpato la fama degli amatissimi Beatles, perdono ogni interesse nel disco (e questa è una riprova di quanto la Gran Bretagna sia sempre stata ingrata con i fratelli Shulman, dacché anche i gloriosi Gentle Giant furono parecchio sottovalutati in patria).

E' proprio un peccato che questo esperimento (sarebbe meglio dire divertissement) sia finito così amaramente nell'oblio, considerato il contenuto. "We Are The Moles (part I)" è una piccola perla, una deliziosa pietanza a base di cori e melodie tardo beatlesiane che si innestano su giri di basso ipnotici, il tutto condito da spezie acide (la lancinante chitarra fuzz che fraseggia continuamente) e aromi futuribili, quasi in odore di space rock (la voce filtrata, i rumori "spaziali" all'inizio e alla fine della canzone, un vago retrogusto fantascientifico). Non è altrettanto valido il lato b, ma comunque curioso e divertente: "We Are The Moles (part II)" è una ballata acustica ternaria dai toni bucolici, quasi una danza folcloristica, in cui il gruppo canta ripetutamente in coro "we are the moles", manco fosse un vero e proprio popolo, e ad un certo punto, per qualche secondo, cita scherzosamente Offenbach (un primo, debole sentore di recupero classico che caratterizzerà i fasti progressivi del Gigante?).

Una gradevolissima istantanea della florida e sempre affascinante stagione psichedelica inglese. Consigliabile non solo ai completisti.

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