Band originaria di Birmingham (Inghilterra), i Moody Blues esordirono nel 1964 con il singolo "Go Now", seguito un anno dopo dall'album "The Magnificent Moodies".
Dopo varie partenze e nuovi arrivi, nel 1966 la band trovò finalmente quella che, fino a tutti gli anni '70, divenne la sua formazione storica: Ray Thomas al flauto, John Lodge al basso, Michael Pinder alle tastiere, Graeme Edge alla batteria e Justin Hayward alle chitarre. Attraversando gli inizi rhythm'n'blues, i Moody Blues trovarono un loro stile personale nel 1967, con il 33 giri "Days Of Future Passed", nel quale mischiarono rock e sinfonia per crearne un'opera alquanto originale per i tempi. Da notare come l'album contenga il classico "Nights In White Satin" (in Italia coverizzata, tra gli altri, dai Nomadi con un anno di ritardo: "Ho Difeso Il Mio Amore").
Dopo la virata orientale di "In Search Of The Lost Chord" (1968), la band nel 1969 diede alla stampe il suo album più riuscito, "On The Threshold Of A Dream", che definirei un incrocio tra classicismo e psichedelia.
Un sibilo spaziale ci catapulta nell'intro parlato di Graeme Edge "In The Beginning", che lascia spazio poco dopo all'eccitante pezzo rock "Lovely To See You", composto da Hayward, dove le chitarre e la batteria la fanno da padrona. La frenesia iniziale dell'album viene subito placata dall'atmosfera guardinga di "Dear Diary", scritta da Ray Thomas e decorata meravigliosamente dalle sonorità del suo stesso flauto. E' il momento di Lodge che, con l'incalazante chitarra acustica di "Send Me No Wine" e il ritmo martellante di "To Share Our Love", ridona all'album il suo spirito goliardico. L'unisono flauto/batteria è il momento più caratteristico della vivace "So Deep Within You" di Michael Pinder.
Il secondo lato del 33 giri si apre con "Never Comes The Day", di Hayward. Il pezzo comincia con una strofa eterea, supportata dalla chitarra acustica, e pian piano si trasforma nel ritornello in un coro appassionato. Una delle canzoni più belle dell'intera discografia del quintetto. Segue un british pop di classe come "Lazy Day" di Thomas, che insieme ad Hayward compone la successiva "Are You Sitting Comfortably". La melodia e la sonorità del brano sfiorano la pace dei sensi. A calar il sipario ci pensa nuovamente un monologo di Edge che, con "The Dream", apre le porte alla magnifica suite finale di Michael Pinder, che spezza il brano "Have You Heard" in due parti per inserirci un'orchestra e un pianoforte, "The Voyage", degni della miglior musica classica.
Uno dei capolavori più sconosciuti degli anni '60.
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