Dopo due anni ritorna The Niro, cantautore romano che già dal moniker che si è scelto mette in evidenza la sua doppia anima italo (per nascita)-americana (per ispirazione). Ritorna con un nuovo album, "Best Wishes", "i migliori auguri" destinati ad un ignoto personaggio raccontato nella title track, ma che in realtà esprimono ben altro - anche se canta in inglese, è molto interessante buttare un occhio ai testi di quest'album, perchè è una sorpresa comprendere quello che ti è appena scivolato nelle orecchie in musica.

Per chi non lo conoscesse, i nomi più citati per descrivere il suo stile sono Elliot Smith e Jeff Buckley, aggiungendo però una voce soffice che raggiunge registri anche abbastanza alti ed un debole per le variazioni di tempo (curiosamente spagnoleggianti) all'interno delle canzoni. Per chi invece ha già avuto il piacere di ascoltare il primo album, niente di nuovo troverà in questa seconda uscita: come il precedente, vengono snocciolate una dietro l'altra ballads a tinte cupe, dove l'unico raggio di luce è dato dal cantato in falsetto di The Niro, per la verità molto efficace.

Sebbene siano passati due anni, sembra che questo "Best Wishes" sia in realtà stato concepito nello stesso periodo del primo album, tutto quello che abbiamo già sentito a livello stilistico, qui viene ripreso in maniera monolitica e totalmente coerente alla passata produzione: stessa gestione della progressione melodica, stesse variazioni all'interno dei pezzi, stesse idee utilizzate nell'arrangiamento. Suonate di fila i due album e non potrete dire quale venga prima. Pregio e difetto allo stesso tempo: da una parte The Niro lascia nei suoi pezzi  una firma inconfondibile, dall'altra sembra che l'artista non abbia dato segni di evoluzione negli ultimi 3 anni, per cui l'album nuovo piacerà a chi già apprezzava il primo ed i fan della prima ora non saranno di certo delusi, ma difficilmente i detrattori troveranno spunti in questo nuovo lavoro per cambiare idea.

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