Sia chiaro, ragazzi, sarà difficilissimo che riusciate a trovare Shrink da qualche parte nel mondo, e infatti questa recensione la scrivo per fare rabbia a tutti coloro che, come me, si sono perdutamente innamorati di "Neon Golden". Dopo un anno di disperate ricerche sono riuscito a trovare questo disco, e devo dire che è valsa la pena di cercarlo.

I Notwist (adesso ne sono certo) sono padroni di un modo tutto loro di scrivere canzoni pop. Inconfodibile il suono delle loro chitarre, unico il timbro della vocina di Markus Acher, così dolce che non smetteresti mai di ascoltarla. Inimitabile anche il lavoro del loro "electronic man" Martin Gretschmann, capace anche di (interessanti? assurdi?) progetti solisti che ho potuto apprezzare anche dal vivo, in maggio, prima dell'esibizione del gruppo al completo.

Insomma, la somma di tali componenti produce 10 tracce stupende (tra cui figurano 3 ottimi strumentali) venate di quella malinconia a cui siamo tanto affezionati. Melodie così semplici, che nessuno ci aveva mai pensato.

L'apertura perfetta con "Day 7" ( I count the letters of your name, I count the days till you are here again); poi viene la grazia di "Chemicals", che quando si accende è un colpo al cuore. "Another Planet" è quasi emo-core, "No Encores" invece è la sintesi della Notwist-musik. "Shrink" però raggiunge l'apice con la canzone omonima, che ho dovuto riascoltare una trentina di volte per essere sicuro che potesse esistere una canzone così bella... percussioni insistenti, la chitarra le insegue, la sua voce, e un universo di emozioni che ti piomba addosso.

Incredibili Notwist, ogni mia sensazione sta qui, dentro a questi due dischi, e non so come facciano a conoscermi così bene.

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