La classe si sa, non è acqua e Stephen Stills ne ha da vendere.. Il sessantottenne texano dimostra in quest'ultima fatica in studio la grinta di un ventenne ed anni di esperienza alle spalle hanno contribuito a creare questo gran bel disco di rock-blues suonato come dio comanda. Di questa nuova band non fa parte solo Stills, infatti i "The Rides" sono, oltre al già citato musicista, anche Barry Goldberg (alle tastiere e organo) ed il "ragazzotto" (come direbbe Allegri) Kenny Wayne Shepherd alle chitarre e voce.

Se di Stills, ex Buffalo Springfield, CSN (& Young), Manassas e solista, si sa già praticamente tutto o quasi, poco si conosce degli altri due. Goldberg, veterano della scena blues di Chicago, fece parte alla fine degli anni sessanta dei mitici "Electric Flag" con un certo Bloomfield alla chitarra, band blues-psichedelica di grande impatto. Lavorò inoltre nel '68 nel grande album "Supersession", proprio come lo stesso Stephen Stills, anche se i due registrarono le loro parti nelle canzoni in comune in giorni differenti, non riuscendo mai ad incontrarsi in studio. Shepherd invece è un giovane musicista neanche quarantenne, un ottimo chitarrista blues che esordì a meta' degli anni '90 con un album, "Leadbetter Heights" che vendette mezzo milione di copie e che lo fece conoscere in tutta la nazione (contribuì anche il fatto che è il marito della primogenita dell'attore Mel Gibson, ma questo è un altro discorso..). A completare la band ci sono al basso Kevin McCormick, già nei CSN e Jackson Browne Band, e alla batteria un'altra vecchia conoscenza degli amanti del blues, tale Chris Layton, fiero scudiero nei Double Trouble della leggenda Stevie Ray Vaughan.

Con un gruppo del genere è difficile sbagliare, ed infatti hanno creato un gran bell'album, dove c'é una giusta miscela di brani rock-blues, ballate lente e malinconiche e cover di altri brani storici della musica americana. Si parte subito con il piede giusto con la prima traccia, "Roadhouse", uscita dalla penna del texano che canta in questo brano di apertura, sostenuto da un riff semplice ma efficace del giovane chitarrista. Si tratta di un gran bel pezzo, la voce di Stills è roca e potente come non mai, simile a quella di grandi bluesman del passato come Howlin' Wolf o BB King, da sempre amati dai componenti della band. Si cambia registro in "Don't Want Lies", malinconica ballata sempre cantata da Stills, una canzone sui momenti bui della vita, in grado di deprimerci ma anche di farci crescere ed andare avanti..si tratta della canzone più vicina ai canoni stilistici dei CSN, dove la voce principale è sostenuta dai cori che si scagliano alti sul sottofondo di un lento blues che crea una giusta atmosfera intima. Quando ho letto il titolo della canzone successiva mi è venuto il dubbio che fosse una cover di un brano da me molte volte ascoltato, infatti si tratta di "Search and Destroy" dell'iguana Iggy Pop e dei suoi Stooges, ottima interpretazione alla voce di Shepherd ma un po' fuori dal contesto con il suo incedere punk, una sorpresa via! Nel brano che da il titolo all'album, un lento blues dove anche la tastiera di Goldberg fa la sua ottima parte, da segnalare uno straordinario duetto di chitarre, con un assolo di chitarra da brividi. Da segnalare anche le ottime cover di "Rockin' in the Free World" del grande Neil Young, lo standard blues "Talk to me Baby" di Ellmore James e la frizzante "Honey Bee", brano storico del grande Muddy Waters, il mostro sacro del Chicago blues. A chiudere la scaletta l'ottima "Only Teardrops Fall", lentone con un ottimo riff di chitarra e la ciliegina sulla torta, "Word Game", brano di vecchia data del repertorio di Stills, già presente nel suo secondo album solista del '71, dove il cantante esplode tutta la sua rabbia in un pesante grido d'accusa verso politici cinici e corrotti, che non si fanno scrupoli nel mandare a morire tanti giovani innocenti in guerre crudeli ed ingiuste, e contro i ricchi detentori del potere che diventano sempre più ricchi, sfruttando i poveri che sprofondano sempre di più nella miseria.. la canzone era una ballata acustica ma è stata riadattata con un sound più moderno e cattivo, finale adatto ad un album del genere.

Da molti dipinto come un nuovo "Supersession", quest'album a mio parere è molto diverso nello stile e nei contenuti al più famoso predecessore, pur essendo un disco molto bello, consigliato agli amanti del buon vecchio rock come non si fa quasi più negli ultimi anni. Stills è in grande spolvero dopo un periodo un po' travagliato a causa di fastidiosi problemi di udito fortunatamente passati, e si vede tutta la freschezza e la rabbia di un gran musicista come Shepherd, ottima scoperta di un artista interessante.. Goldberg compare di forza con le sue tastiere in alcuni brani, mentre in altri fa il lavoro del "mediano", garantendo con il suo sound la buona amalgama del tutto. Grande band, speriamo che passino da noi per qualche data, spettacolo garantito..

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