Assumendo come base che i Rolling Stones siano stati uno dei gruppi fondamentali della musica popolare, di importanza pari a pochissimi altri (tra i quali, i loro "rivali storici" Beatles), e che prima della loro decadenza e appiattimento stilistico abbiano avuto un'età dell'oro, ecco, questo album segna forse il punto più alto toccato dai Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones (membro fondatore, morto pochi anni dopo in circostanze ancora misteriose).

"Aftermath" è il primo album che contenga esclusivamente canzoni originali e il primo dopo la consacrazione per via del celeberrimo singolo "(I can't get no) Satisfaction", la canzone "perfetta" che, secondo le parole di Roger Daltrey degli Who, li condannò a suonare per altri quarant'anni, e soprattutto il primo dei capolavori che hanno stabilito il successo globale e immortale del gruppo, prima di "Beggar's Banquet", "Let It Bleed" e "Sticky Fingers". Il disco si apre con "Paint It Black", che tra parentesi ha segnato il mio colpo di fulmine per la musica rock (la sentii sui titoli di coda di "Full Metal Jacket", e se è stata scelta dal buon vecchio Stanley significa che qualcosa di speciale ce l'avrà. . . ) e considero tuttora il mio pezzo preferito. Musicalmente, questo brano è intriso di una potenza senza paragoni, che quattro decenni di hard rock, metal heavy e non e altri stili sempre più aggressivi non sono riusciti a superare, nè probabilmente supereranno mai: ascoltare le cover a opera di Judas Priest e Marilyn Manson per credere. Su uno scheletro melodico relativamente semplice, caratterizzato da un tagliente sitar suonato da Jones, gli Stones esplodono con un'energia blues travolgente e perfetta, quasi oceanica. (A proposito di cover, consiglio di cercare anche quelle di Incubus, REM, U2 e Doors per capire al contempo le potenzialità enormi della canzone e la magica, indescrivibile insuperabilità dell'originale.)

L'unico brano che possa tenere testa a "Paint it Black" è la magnifica "Under My Thumb", sostenuta da una delle prove migliori e più "recitate" di Jagger. Inoltre, pezzi di diversa qualità, diverso stile (r&b, blues-rock, psichedelia, ingredienti di folk e jazz), e soprattutto diverso argomento e sentimento: "Going Home" sul tema del viaggio, l'apocalittica "Flight 505" e la speranzosa "I Am Waiting", la misogina "Stupid Girl" e la sarcastica "Mother's Little Helper" sulla condizione frustrante delle donne schiacciate dalla società maschilista che necessitano del piccolo aiuto di calmanti e simili per andare avanti. Insieme a "Out Of Time", quest'ultima è una delle due gemme contenute nella riedizione in CD del disco, della quale bisogna diffidare perché non contiene "Paint it Black".

Tirando le somme, è uno dei dischi più significativi e preziosi della discografia dei Rolling Stones (il che non è poco), storicamente cruciale, in parte appannato dal tempo in parte immortale.

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