La mia recensione in questo 17 Novembre è rivolta all'album Bridges to Babylon , penultimo lavoro ufficiale della Band in studio a tutt'oggi . Ebbene , la mia intenzione è quella di spiegare perché Io credo che si tratti di un grande Album , a dispetto di quanto comunemente si scrive e si legge a riguardo . Diciamo subito che I Rolling Stones esattamente con Some Girls (1978) chiusero definitivamente un ciclo e che da lì in poi , le cose NON sarebbero mai più rimaste le stesse per loro ; non a caso i due album successivi a Some Girls (Emotional Rescue del 1980 e Tatto You del 1981) sono stati semplicemente messi insieme utilizzando una serie di Out Takes riassemblate e " riverniciate " per l'occasione (più alcuni brani nuovi) con risultati deludenti (nel caso di Emotional Rescue) e decisamente ottimi (Tatto You) allo stesso tempo . Dopo la confusione sovrana negl'anni 80 , fu solo con l'arrivo al timone di Don Was all'inizio degli anni novanta che le cose ripresero a marciare di nuovo correttamente ; e il buon Voodoo Lounge è lì a testimoniarlo . Ma l'album successivo , Bridges to Babylon per l'appunto , rappresentò un vero punto di svolta per i nostri . E adesso vi spiego il perché !! Prima di tutto con questo album , gli Stones virano in un nuovo sound assolutamente inedito fin qui in tutta la loro produzione precedente , un nuovo modo di intendere il Rock ' n ' Roll e le canoniche 4 battute di solito usate . Gli Stones concepirono questo album in maniera molto diversa rispetto al passato : infatti , come si evince da una intervista del periodo rilasciata al magazine Inglese Mojo , un terzo dei brani fu scritto dal solo Keith (Flip the Switch , You Dont Have to Mean it , Thief in The Night e la conclusiva How Can I Stop) un altro terzo dal solo Mick (Al ready Over Me , Saint of Me , Might AS Well Get Juice , Always Suffering) ed infine il restante terzo da entrambe come ai vecchi tempi (Low Down , Gunface , Out of Control , Too Tight) . In questo disco il concetto di Rock'n'Roll di Keith Richards (rispetto al passato) si fa molto più essenziale , squadrato , secco e con un sound pulitissimo , lontanissimo anni luce dal suoni malati e sporchi di Sticky Fingers ed Exile On Main Street ad esempio , ma non per questo però meno efficace . Naturalmente poi un ruolo importante nella costruzione del suono lo giocarono i vari coproduttori tutti sotto comunque la sapiente giuda di Don Was ed anche i numerosi musicisti esterni presenti , un cast ricchissimo come mai prima in un disco degli Stones e mai più dopo (tanto è che il pur validissimo A Bigger Bang sembra quasi un disco "casalingo" rispetto a questo per quanto riguarda la quantità dei musicisti all'opera) . Le canzoni sono tutte molto belle a mio avviso, alcune decisamente Bellissime come ad esempio la ballatona Al Ready Over Me (che rimanda agl'echi delle ballate acustiche o semiacustiche del gloriosissimo Exile On Main Street) o ad esempio il brano quasi Calypso You Dont Have To Mean It . Altrove come nel caso dell 'iniziale Flip The Switch ad esempio , la partenza basso e batteria è a dir poco fulminante e micidiale , con un lavoro nero ma possente del sax , oppure in Low Down : dove ad un canonico giro di accordi tipico di Richards , corrisponde però un suono volutamente più sporco e cattivo ed una interpretazione molto grintosa . Bellissime sono le ballate moderne in ottica black come Anybody See My Baby e Saint Of Me , durissima e senza pietà è la splendida Gunface con l'assolo distorto e sinistro della slide di Wood , potentissima la micidiale ed apocalittica Might As Well Get Juiced (primo ed unico Rock Blues elettronico dei nostri , ma con la presenza di batteria , armonica e chitarre vere) . L'unico vero piccolo difetto che affiora in un questo disco Bellissimo ed estremamente innovativo è solo un pochino di manierismo in due brani : nella ballata Always Suffering (canzone bella , ma non eccezionale ed inferiore ad Al ready Over Me) ed in Too Tight con i suoi palesi echi e rimandi (nel refrain dei cori in particolare) allo splendore irripetibile dei magici anni 60 . Chiuduno l'album due splendide creazioni di Richards : una volutamente dai toni notturni e misteriosi (Thief In The Night) molto bella comunque e l'altra (How I can I Stop) con un sentimento molto " Soul " , cosa decisamente inusuale per uno come Richards che da sempre ci ha abituato a dei Riff granitici e scoppiettanti : qui però si supera e tesse le trame di un brano dolcissimo e molto raffinato costruito con una trama melodica semplicemente superba , consegnando a noi ascoltatori non solo uno dei suoi migliori brani , ma una vera e propria perla dell' intero catalogo Stones . In Conclusione credo che questo album meriti di essere ascoltato e riascoltato più e più volte per poter essere apprezzato in tutto il suo enorme valore : è ovvio che l'età d'oro degli Stones furono i fantastici anni 60 e primi 70 , però la grandezza di geni musicali come questi consiste sempre nella capacità di reinventarsi senza MAI ripetersi o ripescare nel glorioso passato che fù ; ascoltate questo splendido disco possibilmente SENZA PREGIUDIZI . Non ve ne pentirete .

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