Alzi la mano chi non considera questo disco uno dei migliori live della storia. ECCO TU! ESCI FUORI! Dicevamo, il secondo disco live dei Rolling Stones (o meglio il primo, considerato che "Got Live If You Want It" è molto sovrainciso) è uno dei piu' grandi dischi live della storia del rock. Registrato nel corso di tre concerti diversi al Madison Square Garden di New York durante lo storico tour del 1969, rappresenta il lato più blues degli Stones, ed è un degnissimo successore di due lavori eccellenti quali "Beggars Banquet" e "Let It Bleed". Ma andiamo con ordine: dopo aver sostituito il deceduto Brian Jones con Mick Taylor, i Rolling Stones si imbarcano in un lungo tour negli Stati Uniti, durante il quale celebreranno il blues che li impregna.

Il disco si apre con il riff al fulmicotone di "Jumpin' Jack Flash", in una ruvida e agguerritissima versione, seguita dalla cover di Chuck Berry "Carol". Poi si passa al puro blues: il trittico "Stray Cat Blues" - "Love In Vain" - "Midnight Rambler" è devastante, con l'ultima in particolare che dura nove minuti e contiene notevoli parti improvvisate e continui duetti tra la chitarra di Keith Richards e l'armonica di Mick Jagger. Il lato B del disco si apre con la versione migliore di sempre di "Sympathy For The Devil", dove rispetto alla registrazione in studio la chitarra di Keith è molto più in evidenza, spaziando liberamente tra assoli e botta e risposta con Mick; dopo questa viene "Live With Me", seguita a ruota dall'altra cover di Berry, "Little Queenie", il brano forse piu' "roll" in tutto il disco, insieme alla seguente "Honky Tonk Women", con il suo riff e il ritornello trascinante. Già queste canzoni basterebbero a fare di questo libro una pietra miliare, ma il meglio deve ancora arrivare: sebbene censurata dalle radio per il suo testo inneggiante alla rivoluzione, le Pietre non rinunciano a proporre a un estasiato pubblico il loro capolavoro, la magnifica "Street Fightin' Man", mettendola il più in evidenza possibile ponendola come brano di chiusura; si sente il blues che scorre nell'attacco in crescendo del basso di Bill Wyman e della chitarra di Mick Taylor, mentre la canzone esplode all'ingresso della batteria di Charlie Watts, mentre Keith Richards fa bella mostra di sé duettando con il pianoforte verso la fine.

Unica nota stonata del disco: la durata. Sarebbe dovuto uscire come doppio, ma i discografici dell'epoca non vollero. Probabilmente ancora si mangiano le mani, e soprattutto ce le mangiamo noi, perché certo Gimme Shelter, Satisfaction e Under My Thumb (tra le varie altre canzoni suonate durante il tour) non avrebbero sfigurato su questo disco. Insomma, voto: 5/5, per i pezzi contenuti e il valore delle esecuzioni. Il mio disco preferito degli Stones.

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