Mick Jagger, Keith Richards, Bill Wyman, Brian Jones e Charlie Watts, in arte The Rolling Stones, rimbalzano, clamorosamente, al primo posto in hit parade grazie ad un album sfrontato e micidiale, feroce e irresistibile, crudele e scanzonato.

L'album è "Out of our heads" e si segnala, soprattutto, per "(I can't get no) Satisfaction", forse il brano più celebre e amato della band anglosassone. È il 1965 e il rock, dopo anni di 'Be Bop a Lula' e 'Tutti Frutti' ha deciso, quasi meccanicamente, di cambiare rotta e sconvolgere i benpensanti.

Siamo in pieni anni Sessanta, la musica beat innocua e tenerella veleggia a gonfie vele, i Beatles spopolano con "Love me do" e Alberto Sordi sta per scappare in Inghilterra alla ricerca di un pò di "Fumo di Londra". Qualcosa però sta per cambiare. I primi segnali arrivano nel 1964 quando i Rolling Stones pubblicano il loro primo album, "The Rolling Stones" in cui stravolgono, in maniera satanica, celebri brani di musica nera e country-blues. L'esordio è fulminante: in mezz'ora gli Stones spazzano via qualsiasi ombra di dubbio, non lasciano scampo alla volgarità calcolata e irrompono sulla scena con una forza, e una determinazione, mai vista nè mai sentita. La Decca, storica casa di produzione anglofona, decide subito di scritturarli. Il secondo album è "The Rolling Stones N°2", sorta di auto-remake del disco precedente (questa volta però, ad essere stravolti sono pure brani blues, rock e rock & billy). Il grande successo però, arriverà solo con il terzo e più entusiasmante album rock: "Out of our heads".

"Out of our heads" è un lavoro complesso e puntiglioso. Gli Stones si scatenano con cover americane di alto livello ("Mercy mercy", "That's how strong my love is", "Cry to me") e poi, quasi matematicamente, caricano il fucile e colpiscono il bersaglio: "Satisfaction" è un capolavoro acustico e vocale, l'esempio, forse più alto, di come gli Stones siano stati in grado di scombinare le regole del rock e, senza utilizzare particolari iperbole, come siano stati in grado di creare, quasi dal nulla, una serie di generi musicali poi diventati famosi (l'hard rock, la disco, il punk). "Satisfaction" è ossessiva, spasmodica, grintosa, combattiva: la chitarra esegue sempre quei quattro accordi, la batteria 'sbatte' fino allo sfinimento e il basso pompa in maniera quasi luciferina. Da questo semplicissimo concetto musicale (suonare la stessa nota fino a renderla quasi insopportabile) sono nati, di lì a poco, i grandi genere musicali che spesso, un pò superficialmente, vengono elogiati come creativi e originali (Velvet Underground, Deep Purple, Beastie Boys).

"Satisfaction" è un capolavoro intramontabile che deve tutta la propria forza e tutta la propria efficacia al genio artistico di Keith Richards (bravissimo nel costruire una melodia semplice e, nel contempo, difficilissima) capace, in pochi minuti, di stravolgere, e sconvolgere, un'intera generazione musicofila e ribelle. "Out of our heads" fu la svolta che la Decca aspettava da almeno due anni. Gli Stones diventarono leggendari e la bellissima "Heart of Stone" (oggi ingiustamente sottovalutata) venne cantata, per quasi un decennio, da almeno una generazione di ragazzotti impulsivi e capelloni. "Out of our heads" è ancora oggi una sorta di lungimirante capolavoro musicale (efficaci, oltre alla chitarra, la batteria e il basso), indubbiamente efficace a livello vocale, forse un pò datato a livello di scrittura (i testi, "Satisfaction" a parte, non sono propriamente un granchè), eppure, questi cinque ragazzacci britannici, tutto sembrano fuorchè umani.

Curiosissima la copertina: i Rolling Stones appaiono in primissimo piano (giovanissimi e sbarbati) con un taglio di capelli molto somigliante a quello dei fantastici quattro di Liverpool. Si tratta, in realtà, di una furbissima operazione commerciale: non ancora certi di un definitivo successo, gli Stones cercano di emulare, almeno nella pettinatura, i già famosissimi Beatles. Operazione, naturalmente, riuscitissima.

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