"The Silencers", più che essere una band, è un marchio appartenente all'enigmatica faccia di Jimme O'Neill, un biondino dal taglio da hooligan capace di esplodere in pose luciferine allorquando, nel blues dei suoi brani più forti, spalanca gli occhi chiari e ridacchia. I Silencers di Jimme O'Neill sono una band che ha cominciato troppo tardi, verso la fine cioè degli anni '80, a tirar fuori i loro dischi di new wave, blues "essenziale" e poprock celtico, per ottenere la fama internazionale.

Quando gli artisti della new wave hanno già dato il meglio, quando forse anche il rock celtico ed/od epico, nei suoi rappresentanti di maggiore caratura, aveva detto quasi tutto, esce questo lavoro spettacolare in cui, dentro a cornici new wave delicate, O'Neill serve root rock americano e fischiettata epica in stile "Belfast Child" in "Just Can't Be Bothered"; una ballata britannica pura, lievemente più grezza di una degli Smiths, in "The Art Of Self Deception"; un Morrissey nato tra le frastagliate rive scozzesi, nell'acustica "Afraid To Love"...

Ed ancora il tipo di rock che Jim Kerr non ha mai saputo comporre, vive in "This Is Serious/John The Revelator". Non ancora appagato, sempre nella solita cornice wave, in "I Want You", "Rosane" e nell'ancora più spettacolare "Electric Storm", O'Neill fa riemergere appieno la sua identità celtica con ballate poprock arrangiate come folk songs celtiche elettrificate.

Viaggiano benone il rock leggero di "Bulletproof Heart" ed il blues anoressico quanto allucinato di "Robinson Crusoe In New York", mentre segnano un po' il passo la wave delicatissima e trasognata "One Inch Of Heaven" e soprattutto il rhythm and blues di "Hey Mr Bank Manager". Finale per l'epica "When The Night Comes Down", tutta voce e sottofondo, in cui t'aspetteresti il sopraggiungere di un'ottantina di cornamuse (che non arrivano), e via tutti a casa, in provincia di Glasgow ovviamente.

Un bel disco davvero, ricco di momenti di alta ispirazione, degno d'esser posizionato tra gli imperdibili, nella lista di chi apprezza la new wave così come di chi è amante di sonorità, atmosfere e suggestioni (o più semplicemente di dischi) provenienti da quella parte del mondo. Ma anche nella lista di chi ama la buona musica degli anni ottanta. Anzi no: "Dance To The Holy Man" è del 1991.

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