Jimme O'Neill ha composto diverse canzoni per altri artisti, ha scritto praticamente tutti i brani dei Silencers, ha avuto un'altra band, a cavallo tra i settanta e gli ottanta, tirando fuori tre albums... Ha pronto un lavoro solista ed avrà fatto un mucchio d'altre cose nella musica... Purtroppo però è rimasto pressoché prigioniero di quella bolla musical-spazio-temporale chiamata "rock celtico anni '80". Inutile dire che, tra U2 e Simple Minds, lo spazio residuo all'interno di quella bolla era limitato.... E lì si sono dovuti "accomodare" i Silencers assieme a non poche altre bands.

O'Neill e Cha Burns hanno decisamente un tocco più stiloso di Kerr e soci, ed un registro più molle ma anche più sofisticato di Vox e co.: ciononostante, non s'imposero come valida "alternativa" all'interno dello stesso panorama.

Un'etichetta, quella di band di rock celtico, che a mio parere sta stretta ad una band come questa che ha prodotto tanta new wave delicatissima, ma che O'Neill invece sembra accettare senza problemi, dato quel che si può leggere sin dalla home page del loro sito. Ed allora, visto che di rock celtico si sta parlando, è doveroso discutere di questo "So Be It" del 1995, senza dubbio il disco (pop)rock celtico anni '90 che gli U2 non seppero (e molto probabilmente non vollero, bisogna pur dirlo) fare.

Tastierine dolci a parte, basta ascoltare l'iniziale "Something Worth Fighting For" per accorgerci che questi sono gli U2, gli U2 che salpano ed attraversano l'oceano, gli U2 di "Desire"... Piazzano subito un tris micidiale, O'Neill e compagni, ed all'opener segue "Killing For God", in cui la drammaticità del loro folkwaverock si sposa con arpeggi e sonorità cari a mr. Robert Smith. A seguire, la solare e trascinante "27". Se ci sono delle cose che contraddistinguono la musica dei Silencers, queste sono i riffs di chitarra: standard della musica pop e rock, deviano sempre verso il celtico ed hanno un suono mai intento a farti dimenticare la provenienza della band. Così, in questa "27" ed in tutti i loro brani, anche all'erigersi di un discreto wall of sound, non si sentiranno mai chitarre ruggire.

Molto graziosa "Number One Friend", rhythm and blues sopra una ventina di fisarmoniche francesi, od ancora il garage sporco di "Henry ‘s Black Shadow"... Poi, quando arriva "Flying", ritorni tra le verdi brughiere: sei dentro ad "Elvis Presley And America" degli U2... Se U2 devono essere, non sono certo quelli arena di "War" (nonostante O'Neill non disdegni affatto tematiche sociali e/o politiche, affrontate anche in questo disco): piuttosto, quelli di "The Unforgettable Fire".

Questi pseudo-rockers celtici servono ancora la tipica "Belfast Child song" "Wild Mountain Thyme"; propongono la simil-R.E.M. "Hello Stranger", mettono una delicata ma standard, per lunghi lassi acustica, "About The Sea"... Tutto nel rispetto dell'etichetta affibbiata loro di band celtica, un po' epica un po' folk, un po' vecchio country, un po' root-rock. Vi aggiungono però l'ottima pop wave guitar-based "Listen" e la conclusiva "I Believe In You", e se conoscete i Coldplay, anche se soltanto per i singles, non potrete non riconoscere quel pianoforte: a voi ogni deduzione al proposito...

I Silencers sono dunque non una band di new wave (lo furono i Fingerprintz, prima band di O'Neill e Cha Burns assieme), ma di rock celtico. Di conseguenza, a distanza di anni, non sono stati riscoperti dai nostalgici di certa musica, probabilmente perché di nostalgici di rock celtico ce ne sono ben pochi, perlomeno da queste parti. Chissà invece in Francia, tappa fissa di O'Neill da sempre, dove i Silencers sono ben altro che una "band dentro una bolla"... Ma questo è un gruppo che consiglio di riscoprire, se non altro per la bravura del suo dues ex machina, allorquando si cimenta nella pop wave. Mica possiamo lasciare l'"onere della riscoperta" al solo Chris Martin!

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