Superate le atmosfere sepolcrali del debutto e passando per le sonorità plastiche ed elettroniche di "Floodland", Andrew Eldritch, dopo aver licenziato la strega del dark Patricia Morrison, e rivoluzionato nuovamente la sua band, fece uscire nel 1990 il commerciale "Vision Thing", con cui volle imprimere una vena più rock alla sua musica (lui stesso disse di voler fare un disco alla ZZ Top). L'opus in questione ebbe un buon riscontro commerciale anche se segnò la fine dei lavori in studio della band.

Due anni dopo, Eldritch premette notevolmente sull'acceleratore dando alle stampe il singolo "Temple of Love", già classico dei Sisters of Mercy pre - debut, rivisitandolo in chiave heavy. La canzone in questione è una mazzata sui denti, la tipica song da ascoltare a tutto volume in macchina o in pista (ricordate l'attrice che interpretava "La Sposa Turca" nella sua danza tarantolata in una discoteca dei sobborghi di Amburgo?) quando avete bisogno di una forte dose di energia.

L'energia è proprio quella che mi scorre nelle vene e che non mi fa accorgere di calcare involontariamente il pedale del gas.

Il tutto è impreziosito dai suadenti vocalizzi della bella e sfortunata Ofra Haza che dà un tocco orientaleggiante al tempio dell'amore, facendo tornare alla memoria le immagini del clip di "Dominion/Mother Russia" girato nella stupenda città giordana di Petra.

In conclusione, volevo dedicare un piccolo omaggio alla canzone che mi ha fatto conoscere uno dei miei gruppi preferiti e che mi accompagna da sempre nelle mie scorribande stradali.

Lasciatevi, dunque, trasportare dalla cavalcata hard rock di "Temple of Love", ma vi consiglio di farlo a motore spento.

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