“Sisters Of Mercy”. Per anni il loro nome e soprattutto quello del loro leader hanno evocato alla mente culti esoterici e pratiche occulte, sino ad elevarli ad un emblema di quella che fu la torbida Dark Wave britannica.
Una band che ha saputo esplorare, concentrare e fare suoi i lati più scuri del rock, realizzando colate di musica spesso tetre, ma fatalmente trascinanti.

La loro prima opera, “First & Last & Always”, è anche quella più vera ed essenziale, un veloce viaggio nel buio.
Dieci tracce, dieci danze gotiche. Il tutto è una cerimonia sepolcrale, composta da ballate schiaccianti ma lievi, macabre ma limpide, inquietanti ma con un gusto infinito per la purezza.
Mentre la batteria scandisce un ritmo ossessivo e le tastiere si aprono verso note ipnotiche, ai cori eterei si aggiunge la voce di Andrew Eldritch: irrequieta, vibrante, profonda, suggestiva, perversa e quasi demoniaca, già di suo un’icona del Gothic Rock. Sin dall’inizio, dal primo suono, un clima surreale di rovina fluisce come una cascata nera e il passionale carisma del gruppo si deterge immediatamente grazie a “Black Planet”.
“Walk Away” è ancora una radura cimiteriale, dal ritmo incalzante e funereo, aprente le porte alla successiva “No Time To Cry”, che, come onora il titolo, non lascia spazio ai rimpianti, tutto sembra perduto e la vita è sommersa dalla realtà, da una verità che non lascia niente. Il tragico sogno prosegue attraverso le pulsioni di “A Rock And A Hard Place” e si inoltra in un abisso sempre più profondo, adagiandosi infine in un’aria densa e gelida che colora il brano fondamentale del disco; si tratta di “Marian”, le cui liriche appena percettibili si sovrappongono, si fondono e si perdono avvolte dalla tetra melodia che sempre aleggia maestosamente cupa.
Memorabili sono anche le frasi urlate e lacerate dalla paura che stringono “Logic”, intrisa della stessa bellezza mistica e sanguigna respirata prima con “Possession”.
Arriva il momento della conclusione, che non poteva essere migliore di “Some Kind Of Stranger”, un pezzo sommesso, in progressiva decadenza, che come un morbido alito di vento spegne la convulsa fiamma fredda di “First & Last & Always”.

“Can you hear me calling you to save me, save me, save me from the grave…”

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