Una delle reunion più vociferate (e forse anche telefonate) degli ultimi anni si è consumata lo scorso febbraio.
Gli Smashing Pumpkins sono tornati insieme in formazione (quasi) originale; James Iha e Jimmy Chamberlin sono quindi rientrati nella band statunitense, capitanata dal sempre chiacchieratissimo Billy Corgan. La storica bassista D’Arcy invece no, con tanto di lungo e anche un po’ stucchevole codazzo di polemiche e la relativa decisione di Corgan di fungere da bassista, perlomeno in studio.
Dopo l’inevitabile tour celebrativo “di rientro”, è il momento per le ritrovate zucche di proporre del materiale inedito, a ben vent’anni da quell’“Adore” che li ha visti per l’ultima volta insieme; il progetto iniziale era quello di proporre due EP da quattro brani l’uno, poi fusi per dar vita a quello che è il vero e proprio decimo album in studio della band, ovvero questo “Shiny And Oh So Bright, Vol. 1 / LP: No Past. No Future. No Sun.”.
Prodotto dal peso massimo Rick Rubin e registrato agli Shangri Las Studios di Malibu, a livello di suoni il nuovo lavoro si piazza esattamente al centro del mondo pumpkinsiano. Viene ignorata del tutto la svolta del post “Mellon Collie” e si torna ad un approccio dove chitarra, basso e batteria fanno la parte del leone, come largamente anticipato dai due singoli che hanno preceduto il disco: il lead single “Solara” (nato durante le sessions di “Monuments To An Elegy”) rappresenta per Corgan un po’ quello che il disco della reunion del 2007 (“Zeitgeist”) avrebbe dovuto essere, in questo senso la mano di Rubin e la ritrovata chitarra di un membro fondamentale come Iha si fanno sentire. Il brano infatti viaggia sulle stesse coordinate di quell’album, ma è impreziosito da una produzione ben più rifinita e curata di quella di allora (a cura di Roy Thomas Baker).
Il secondo estratto “Silvery Sometimes (Ghosts)” è un vero tuffo al cuore, la chiara dimostrazione di cosa possa fare Corgan quando riesce ad incanalare in maniera corretta il suo enorme talento melodico: una degna erede dell’indimenticabile “1979”. “Alienation” è il classico pezzo più “complesso” che Corgan ama inserire in ogni album, e stavolta il buon Billy è sostenuto da un’ottima ispirazione.
Purtroppo il resto del disco, seppur buono, non viaggia agli stessi livelli; ci sono due mazzate come “Marchin’ On’” e “Seek And You Shall Destroy”, dove la chitarra di Iha è assoluta protagonista e dove l’atmosfera torna ad essere quella delle prime pietre miliari della band (anche se la scrittura, seppur buona, ovviamente non è la stessa), ma ci sono anche un paio di scontatezze non proprio a fuoco (“Travels” suona bene e richiama alla mente gli Zwan, ma gira un po’ troppo su sé stessa, “With Simpathy” è un pop rock orecchiabile ma non pienamente convincente). Apprezzabile la scelta di aprire il disco con un brano più coraggioso come “Knights Of Malta”, unico pezzo a ricreare un po’ le atmosfere delle cose migliori del post-Iha.
Questo “Shiny…” è un buon “ritorno” per la band statunitense, chiaramente ben lontano dalle cose migliori (ormai molto probabilmente impossibili da replicare) ma contenente un paio di spunti che fanno ben sperare per la seconda parte, attesa per il 2019.
Brano migliore: “Silvery Sometimes (Ghosts)”
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